Percorso biblico con l’Apocalisse

RIVELAZIONE DEL FINE DI TUTTO

2 – INTRODUZIONE GENERALE AL LIBRO DELL’APOCALISSE

  1. A una prima lettura sconcerto e meraviglia
  • Immagini, simboli, numeri… di difficile interpretazione.
  • Lingua greca ellenistica con caratteristiche uniche.
  • Stile frammentato con ripetizioni che sono approfondimenti.
  1. GENERE LETTERARIO
  • Linguaggio apocalittico:
    Interpretazione degli eventi della storia facendo riferimento al progetto di Dio piuttosto che alle logiche umane del passato.
  • Linguaggio profetico:
    Comunicazione del senso degli avvenimenti e della realtà come rivelazione (Parola di Dio) ed esortazione a vivere secondo Dio.
  • Linguaggio epistolare:
    nella prima parte sono sette le lettere a sette chiese dell’Asia Minore cioè a tutte le chiese.
  • Sottofondo storico:
    La persecuzione del potere romano: la Bestia, alleata del dragone
  • Contesto Liturgico:
    La profezia è costantemente accompagnata da un accentuato carattere liturgico con dossologie, acclamazioni, inni… una liturgia celeste che coinvolge tutti.
  1. STRUTTURA DEL LIBRO
  • Prologo (cap. 1, 1-3)
  • Sette lettere alle sette chiese (cap. 1, 4 – 3)
  • Interpretazione profetica della storia (cap. 4-11)
  • Confronto dialettico tra il bene e il male. (cap. 12-21)
  • Giudizio definitivo (cap. 21 – 22)
  • Epilogo (cap. 22, 6-21)
  1. MESSAGGIO DEL LIBRO DELL’APOCALISSE

Rivelazione di un significato cristiano per tutta la storia a cominciare dal libro della Genesi.

Padrone della storia non è l’imperatore romano o chiunque abbia potere umano, ma il Cristo Risorto, che ha vinto il dragone antico.

Gli assalti contro la Chiesa di tutti i tempi sono gli ultimi sobbalzi del dragone mortalmente colpito che precipita dal cielo. I suoi “colpi di coda” creano tra le stelle il caos (il contrario del Cosmos nella creazione di Dio).

La chiesa è sicura di vincere perché il suo capo, Cristo, è re assoluto del mondo e ancora vince le forze del male attraverso la testimonianza dei suoi martiri.

Alla fine tutti coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello saranno partecipi con Cristo della gloria del Padre

  1. AUTORE

Grande discussione tra gli studiosi. Era diffusa la pratica della pseudonimia, attribuendo a un personaggio importante quello che si voleva pubblicare e diffondere.

Si tende a distinguere l’Autore dell’Apocalisse dall’Apostolo e Evangelista Giovanni. Piuttosto è condivisa da molti l’ipotesi che chi ha redatto il libro dell’Apocalisse alla fine del primo secolo dopo Cristo fosse un Presbitero della cerchia di Giovanni.

APPROFONDIMENTI

La grande pace romana è divenuta fragile: l’Impero, troppo vasto, è minato da forze che tendono a decomporlo. Per saldarne l’unità si costringono le popolazioni a dare prova di lealtà civica: qualunque sia la religione di ciascun popolo, tutti dovranno venerare la statua dell’imperatore e riconoscere la sua dignità divina; chi si rifiuta è considerato colpevole di opposizione sovversiva. Si potrà fare una eccezione per i Giudei, in base a uno statuto speciale che rispetta le loro convinzioni religiose; ma non è da pensare che i Cristiani possano approfittarne, dato che la maggior parte di essi proviene dal paganesimo. Tanto più che essi conducono una vita appartata; rifiutano di mescolarsi alla vita che ferve attorno ai templi e si tengono a una notevole distanza critica dai costumi morali correnti. Vengono sospettati dei peggiori misfatti. La loro resistenza di fronte al culto dell’imperatore è una prova evidente che cercano di sviare le popolazioni! E così si arriva alla persecuzione: già verso la fine del governo di Nerone (incendio di Roma, 64), ma soprattutto sotto Domiziano (81-96).

Perseguitato dal potere pubblico, il cristianesimo è forse destinato a sparire? O, per lo meno, non potrà succedere che molti Cristiani abbandonino la lotta? Il tempo delle attestazioni di lealtà verso lo Stato romano è passato (cf. r Pietro 2, 13-17; Romani 13, 1-7; Tito 3, 1): è necessario resistere fino al martirio.

Un uomo o un gruppo di uomini vive questa angoscia. Egli dà libero corso alla protesta di fronte all’oppressione e grida un messaggio di incoraggiamento, in una scenografia grandiosa: piomba sulla terra una catastrofe senza misura, il secolo presente scompare nel giudizio di Dio e comincia un mondo nuovo, il tempo della gioia e della salvezza di Dio. L’autore trova immagini per noi sconcertanti, ove il materiale e la decorazione variano continuamente e si oppongono i colori più vivaci; vengono pure detti dei numeri e ciascuno è denso di segreti: tutto è simbolo.

Questo genere di letteratura nasce nei periodi agitati. Allora si parla di « apocalisse ». La parola significa l’atto di rivelare, di togliere il velo. L’autore parla in nome di una visione venuta da altrove; vuole svelare il segreto nascosto nell’avvenire e il vero significato di ciò che avviene, ciò che è conosciuto soltanto da Dio. Cosi intesa, l’apocalisse è un modo speciale di profezia. È una letteratura riservata, perché si rivolge a iniziati, con un linguaggio misterioso; essa cerca anche di sfuggire al controllo delle polizie e delle censure… Quale appello a resistere durante la tormenta!

La corrente apocalittica si manifesta nella Bibbia a cominciare dal 2º secolo a.G. In questo genere letterario la nostra Apocalisse è un’opera di prim’ordine. Scritta in un’epoca difficile, alla fine del 1º secolo, vuole anzitutto stimolare la vita delle comunità di fronte alle crisi interne (cc. 1-3). Vuole soprattutto incoraggiare queste comunità a resistere alla persecuzione che colpisce i Cristiani quando rifiutano di sacrificare all’imperatore Domiziano.(13, 12-18; 14:9-13)

L’autore di quest’opera si nomina lui stesso Giovanni (1, I. 4. 9; 22, 8) e si presenta ai suoi lettori come loro fratello e compagno nella tribolazione » (1, 9), deportato per la fede nell’isola di Patmos. Egli fa parte certamente di quella categoria che il Nuovo Testamento chiama profeti (1, 1-20; 22, 9). Ha una grande autorità nelle Chiese della regione dell’Asia Minore. Non pretende però di essere l’apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo, col quale la tradizione l’ha identificato: Ha senza dubbio molte affinità con gli scritti giovannei, ma le differenze sono ancora maggiori: la lingua è un’altra; un altro soprattutto il contesto teologico. Non sappiamo dunque nulla di preciso sull’autore, che i lettori dell’epoca dovevano conoscere; con tutta probabilità è di origine giudaica, a giudicarlo dalle conoscenze e dalla competenza con le quali tratta il genere apocalittico.

Cerchiamo di segnalare qualche punto originale. Tutte le apocalissi parlano dei combattimenti degli ultimi tempi e della vittoria di Dio. Ordinariamente però l’autore di un’apocalisse si nasconde sotto il nome di un personaggio d’un lontano passato. Passa in rassegna le epoche passate e prevede quelle future, che appaiono ancor più drammatiche delle precedenti. Il nostro autore invece non computa le date (cf. Daniele 9, 24) e non prevede nuove epoche: con il Cristo è arrivato il tempo di Dio, definitivo.

Le apocalissi giudaiche riservavano al Messia soltanto un posto limitato. Qui invece il Messia Gesù è al centro della visione. La sua vita è il punto di vista da cui si deve guardare tutta la storia (1, 5; 3, 21; 7, 14; 12, 5. 11); egli ha in mano realmente il destino del mondo e raduna gli eletti. L’atteggiamento che si prende nei suoi riguardi è decisivo per il giudizio. Combatterlo e uccidere i suoi fedeli equivale a porsi tra gli strumenti di satana; il potere politico che si oppone al suo regno, anzi molto apertamente il potere di Roma, è l’anticristo. Al contrario, colui che resiste fino alla fine è sicuro della salvezza e vive alla presenza del Cristo, nel suo Regno e nella sua luce. L’Apocalisse cristiana non è semplicemente un canto alla potenza di Dio, ma una splendida lode a Cristo che realizza il destino del mondo attraverso una rottura della storia.

È anche il libro della Chiesa. In questo nuovo popolo di Dio, caratterizzato dall’attaccamento al Cristo, dalla fedeltà, dalla resistenza, la figura più affascinante è quella dei martiri.

Le allusioni si riferiscono a un’epoca precisa ed erano chiare per i lettori del tempo. Questo libro segna il cammino della Chiesa, quello della prova; essa non deve cercare una dimora stabile sulla terra, ma attendere la gloria della nuova Gerusalemme, il compimento dell’Alleanza, la venuta del Cristo: il libro è un messaggio di speranza, di perseveranza, di resistenza. Esso impedisce di fissare l’assoluto in un’epoca particolare della storia, stimola al rifiuto dell’idolatria qualunque possa essere il potere che la impone, addita il premio della fedeltà a Gesù fino al martirio, ricorda quanto sia impegnata la vita umana che rimane sempre sotto il giudizio di Dio, insegna a cantare la grandezza e la vicinanza del Signore Gesù.

La Bibbia, La Civiltà Cattolica