DON ALESSANDRO LUCINI

Anno 2024/25

NEL VIAGGIO LA BENEDIZIONE

La parabola di Tobia

Proposta di lectio divina per adulti – decanato di Castano.

16 gennaio 2025

Qualcuno pratico della strada

Il compagno di viaggio

(Tb 5,4-10.15-17)

4Uscì Tobia in cerca di qualcuno pratico della strada, che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l’angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio. 5Gli disse: “Di dove sei, o giovane?”. Rispose: “Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, e sono venuto qui a cercare lavoro”. Riprese Tobia: “Conosci la strada per andare nella Media?”. 6Gli disse: “Certo, parecchie volte sono stato là e conosco bene tutte le strade. Spesso sono andato nella Media e ho alloggiato presso Gabaèl, un nostro fratello che abita a Rage di Media. Ci sono due giorni di cammino da Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed Ecbàtana è nella pianura”. 7Allora Tobia gli disse: “Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire mio padre. Ho bisogno che tu venga con me e ti pagherò il tuo salario”. 8Gli rispose: “Ecco, ti attendo; però non tardare”.

9Tobia andò ad informare suo padre Tobi dicendogli: “Ecco, ho trovato un uomo tra i nostri fratelli Israeliti”. Gli rispose: “Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che tribù è e se è persona fidata per venire con te, o figlio”. 10Tobia uscì a chiamarlo e gli disse: “O giovane, mio padre ti chiama”. Entrò da lui. Tobi lo salutò per primo e l’altro gli disse: “Possa tu avere molta gioia!”. Tobi rispose: “Che gioia posso ancora avere? Sono un uomo menomato negli occhi; non vedo la luce del cielo, ma mi trovo nell’oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Pur vivendo, mi sento tra i morti; avverto la voce degli uomini, ma non li vedo”. Gli rispose: “Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti; fatti coraggio!”. E Tobi: “Mio figlio Tobia vuole andare nella Media. Non potresti andare con lui e fargli da guida? Io ti pagherò, fratello!”. Rispose: “Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade”.

15Continuò: “Ti do come ricompensa una dracma al giorno, e per quanto riguarda il tuo mantenimento lo stesso che a mio figlio. 16Fa’ dunque il viaggio con mio figlio e poi ti darò ancora qualcosa di più”. 17Gli disse: “Farò il viaggio con lui. Non temere: partiremo sani, e sani ritorneremo da te, perché la strada è sicura”. Tobi gli disse: “Sia con te la benedizione, o fratello!”. Si rivolse poi al figlio e gli disse: “Figlio, prepara quanto occorre per il viaggio e parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi; il suo angelo vi accompagni e vi conduca a salvezza, o figlio!”.

Tobia uscì per mettersi in cammino e baciò il padre e la madre. E Tobi gli disse: “Fa’ buon viaggio!”.

LECTIO

Questa sera siamo chiamati un po’ a soffermarci su Raffaele. Raffaele questo Angelo, Arcangelo qualcosa che può aiutare anche noi nel nostro cammino di fede, nel nostro cammino della vita. Partirei innanzitutto dal nome Raffaele in ebraico Rĕphā’el cioè Rĕphā “Egli ha guarito” ‘El “Dio”, significa che può essere interpretato come “Dio ha guarito” o come “Dio che è il guaritore”. Questo Angelo viene un po’ interpretato così, e in realtà sarà così per la figura e di Tobi, che poi vedremo riacquisterà un po’ la salute, però è anche una guida per Tobia.

Una guida provvidenziale che arriva nel momento giusto, che arriva nel posto giusto e che arriva quando tutto sembra andare a rotoli, quando sembra che tutto vada male, i soldi che sembrano ormai perduti, la promessa di Dio che sembra ormai lontano, la salute che manca.

Ecco in questo contesto arriva questo Angelo mascherato da persona comune che si affianca e dona speranza a questa famiglia che è nel bisogno. Oggi noi facciamo un po’ fatica a capire cosa vuol dire perdersi nella vita perché siamo dotati di tanti strumenti: navigatore, strumenti tecnologici che ci permettono di non smarrirci; qualche anno fa forse era più capibile questa cosa e forse ci ha spinto anche a credere che noi nella vita non ci perderemo mai, abbiamo la ragione, abbiamo il bel pensare, abbiamo la formazione, alle volte anche cristiana, i nostri studi, pensiamo forse di conoscere tutto e di conoscere tutti, magari abbiamo anche attraversato un bel percorso psicologico, che non è tutto ma è utile, e man mano magari ci sembra di avere in mano tutta la nostra vita di bastare magari a noi stessi di farci un autoanalisi, un’autoguida di non aver bisogno di niente e di nessuno. In realtà invece il racconto di questa sera ha da insegnarci molto sulla strada della nostra vita, sulla strada che porta alla Media, una strada che non porta lì, ma che porta verso Dio, all’incontro con Dio.

L’Arcangelo Raffaele diventa una guida per Tobia, non solamente una guida turistica, ma lo vedremo nella lettura del libro diventa anche una guida spirituale, cioè un accompagnatore del cammino dell’esistenza di questo uomo e mi sembra che anche noi, in questo tempo, ancora di più in questo tempo storico, abbiamo sempre di più l’esigenza di qualcuno che ci aiuti, di qualcuno che ci guidi.

L’uomo di oggi è ricco di strumenti, ricco di possibilità, ricco di comunicazioni, ricco di occasioni di relazioni infinite, senza alzarsi dal divano, ma pare che l’uomo di oggi sia incapace di utilizzare questi strumenti in maniera opportuna, tante possibilità, ma mi pare l’incapacità di mettere a fuoco la meta, la meta del nostro pellegrinare, del nostro andare. E soprattutto nel campo spirituale ci sono tante occasioni che magari perdiamo, tante esperienze che facciamo, ma mi sembra che rimangono un po’ lì sospese, un po’ lì così, non interpretate, non rilette, non collegate.

Questo passaggio di collegare, di interpretare, di rileggere è un passaggio fondamentale ed è un passaggio che è molto molto difficile che venga fatto da solo, che venga fatto di per sé, con se stessi, anzi sembra quasi impossibile farlo da soli, abbiamo bisogno di confrontarci, di essere guidati nello spirituale, sentiamo la necessità di un riferimento che ci aiuti un po’ a orientarci in questa vita e soprattutto nella vita spirituale.

Da parroco ho sperimentato che molte persone mi chiedono tante cose: di aprire porte, di scegliere canti, di consigli su come vivere alcune questioni, alcune relazioni, tante sofferenze, scelte del vivere quotidiano, tutte cose importanti e necessarie, però mi sono fatto spesso questa domanda: “Ma la gente non chiede mai che cosa Dio mi sta chiedendo, che cosa Dio pensa del tessuto della mia vita cristiana, dove mi sta orientando il Signore, qual è la sua volontà nella mia vita? Io penso che questa sia una domanda fondamentale per un cristiano senza questa domanda rischiamo di girare in tondo, di non andare alla meta, che è l’incontro con il Cristo.

Ecco, come per Tobia, mi sembra che anche noi abbiamo bisogno di una persona concreta, una persona che ci possa guidare più addentro alla vita spirituale, che ci faccia da guida, che ci faccia da monito, che orienti e ci orienti nelle burrasche della nostra esistenza che abbiamo tutti.

Mi sembrava allora interessante questa sera, partendo da questo Angelo e dalle sue caratteristiche, leggere un po’ quali sono le caratteristiche di un accompagnamento spirituale. Questa parola un po’ forse desueta perché ciascuno di noi vorrebbe bastare a se stesso, ma in realtà confrontarci con qualcun altro ci aiuta ad entrare più dentro le cose di Dio, a conoscere sempre di più il Signore.

Ecco ho ordinato un po’ di caratteristiche che vorrei condividere con voi questa sera, alcune dalla mia esperienza, alcune riguardano proprio persone concrete che mi sembra mi abbiano aiutato e possono aiutarci nel cammino spirituale.

La prima è la libertà, una libertà che deve essere di entrambi, nella storia di Tobia arriva addirittura nella libertà di tre persone: Tobi, Tobia e L’Arcangelo Raffaele, che scelgono liberamente di percorrere questo tratto insieme, ma anche nella nostra vita se vogliamo un buon accompagnamento, se vogliamo conoscere qualcuno che ci porti verso Dio abbiamo bisogno di questa libertà, è la base di tutto. Non c’è vero discernimento se non si è libero, se una persona non è libera di esprimersi nella totalità di quello che è, se chi ha di fronte non lo rende capace di libertà di parlare di tutto, perché se noi teniamo una parte nascosta, dice Ignazio, questo è il luogo in cui si inserisce il nemico, in cui il nemico agisce e ci allontana da Dio. Ma anche la guida deve essere libera, adeve essere una guida libera e liberante, come lo era Gesù. Le persone che gli sono affidate non sono sue, rimangono e sono sempre di Dio, se no si può arrivare fino al plagio e uno deve essere libero di dire tutto, deve essere libero di dire anche cose scomode, altrimenti forse è meglio lasciare ad altri.

Un’altra caratteristica è la fiducia, una fiducia reciproca che si costruisce pian piano, un racconto di sé anche graduale, anzi è logico che sia così, un pezzettino alla volta, forse val la pena anche mettere alla prova chi abbiamo davanti, sapere che quello che dico rimane lì, che è la base, ma anche che la persona che ci guida abbia il desiderio profondo di fare il nostro bene, di consigliarci guardando secondo gli occhi di Dio. Tobi, se andate a rileggerlo fa molte domande a questo uomo, di chi sei, da dove arrivi, chi è la tua famiglia, prima di affidargli suo figlio. E una volta costruita questa fiducia, qui non è dentro in questo taglio di brano che è stato fatto, ma se andate a leggervi tutto il testo vedrete come Tobi, rinfrancato dalla fiducia che ha in questo Angelo, è capace anche di rinfrancare la moglie che è ancora più titubante.

Poi abbiamo bisogno che questa guida sia un conoscitore di Dio, cioè che voglia andare al Signore, che conosca la strada che porta verso Dio, altrimenti il rischio è di diventare come i Farisei, lo dice lo stesso Gesù: “Guide cieche che guidano altre persone”. Persone che parlano di Dio non per sentito dire, ma perché hanno frequentato veramente Dio, perché l’hanno incontrato personalmente, oppure come dice Paolo: “Si circonderanno di maestri secondo il loro capriccio”, cioè scelgo solo quelli che mi dicono quello che voglio sentirmi dire.

Raffaele viene scelto perché conosce molto bene la strada che conduce alla Media. Quindi dicevamo servono dei conoscitori, dei frequentatori di Dio e noi lo vediamo da come uno parla, da come uno vive, da come uno parla di Dio. Quando uno parla di Dio provate a guardarlo negli occhi, si legge subito, si vede subito se uno parla di qualcosa che vive o se uno parla di qualcosa che non fa parte della sua esistenza, se uno parla dell’incontro con Dio gli luccicano gli occhi se l’ha incontrato perché la nostalgia è tanta.

Ecco poi mi sembra che debba essere anche un uomo, una donna di preghiera, cioè una persona che cerca l’incontro con Dio, che passa del tempo per stare con Lui, con la persona più importante della sua vita; se vogliamo crescere nell’intimità e nella conoscenza con Dio abbiamo bisogno di farci guidare da maestri di preghiera, che non solo sappiano come si prega, ma che ne abbiano anche voglia e che abbiano questo desiderio grande di trasferire questa grande sapienza, di volerla condividere con gli altri. Raffaele mette a disposizione tutte le sue conoscenze, conosce tutte le vie, tutte le strade e le vuole condividere, non le vuole tenere per sé.

Poi c’è una caratteristica che direi, forse anche una delle più importanti, che è l’ascolto. Se non ci sentiamo ascoltati non possiamo progredire nel nostro cammino spirituale. Ascoltare è un esercizio molto faticoso, perché ascoltare richiede il dono profondo di qualcosa di sé agli altri, richiede di fare spazio dentro di te perché chi è di fronte possa entrare, chi ascolta veramente non rimane indifferente. Non sempre siamo pronti per ascoltare, siamo disponibili a farlo non con tutti.

Così mi scriveva un amico qualche giorno fa: “noi nella vita siamo sempre connessi, ma mai in vero ascolto”. Profondamente vera questa frase, noi siamo connessi con tantissime cose, vediamo tante immagini, ascoltiamo tante cose, ma noi ascoltiamo veramente le persone che abbiamo di fronte o ci entrano da una parte e ci escono dall’altra? Si sente la differenza vera tra quando qualcuno ti ascolta e quando qualcuno invece non ti ascolta, la differenza si percepisce molto, si sente profondamente e se nella vostra vita trovate qualcuno che è capace di ascoltare tenetevelo stretto, perché è una rarità nel nostro tempo. Sicuramente demodè, i giovani ascoltano poco, sentono tante cose, ma oggi è importante dire, è importante fare, è importante pubblicizzare, tutte cose più importanti che ascoltare, ma se io non ascolto non conoscerò mai l’altro fino in fondo e l’altro non si farà mai conoscere da me.

Un’altra caratteristica è quello che sia un uomo, una donna di speranza che sia capace di scorgere nella vita di ciascuno di noi non i segni di ottimismo, ma i segni di speranza che ci aiutano a rileggere la nostra vita fatta di tante cose, magari di ferite, di delusioni, di fatiche, però che sappia leggerla alla luce degli occhi di Dio, come è la morte di Gesù che si apre alla resurrezione. Così dice Tobi questa sera: “Che gioia posso ancora avere? Sono menomato mi trovo nell’oscurità sono come i morti” e così invece risponde Raffaele: “Fatti coraggio Dio non tarderà”, fatti coraggio, capace di leggere i segni concreti dell’intervento di Dio anche quando è aperto solamente alla speranza.

E poi una buona guida è una guida che cammina con te. Che cammina al tuo fianco, ma non al tuo posto. Nessuno si può sostituire a te e alle tue scelte, guai se chi ti accompagna sceglie per te, se prende le decisioni al tuo posto diventa controproducente; si può consigliare, si può alle volte ammonire se uno fa una scelta sbagliata, ma la scelta rimane comunque tua e solo tua. Anche Raffaele si fa vicino a questo uomo a Tobia per il cammino, camminano insieme, ma non cammina al suo posto. La fatica del cammino non te la può levare nessuno, neanche la più brava guida.

L’ultimo punto è la capacità di discernimento, discernimento che si trova con la pazienza, la pazienza di chi è capace di aspettare che la sabbia si depositi sul fondo per setacciarla, per rivedere l’acqua. Il discernimento è un’arte che parte dalla preghiera. Un passo alla volta arriva al nocciolo della questione, al nocciolo della nostra vita, è un po’ come cercare l’oro nel fiume, serve allenamento, serve esperienza, pazienza, a passi progressivi per trovare magari una minuscola pagliuzza d’oro.

Ecco mi sembra che queste caratteristiche siano le caratteristiche di questo Angelo, ma anche le caratteristiche di chi vuole crescere, di chi vuole essere guidato. Le caratteristiche da cercare, forse non tutte, forse non tutte in maniera così eccelsa, ma mi sembra che siano le caratteristiche che ci aiutano ad arrivare a Dio.

E allora mi sono posto anche tre domande, tre domande che ci possono aiutare, innanzitutto:

– Per chi è questo cammino, questo cammino di discernimento, questo cammino di accompagnamento? Si potrebbe pensare che sia una pratica esclusiva per preti e suore o al massimo per chi sta pensando a una forma particolare di consacrazione, invece la mia esperienza dice che è per tutti gli uomini e tutte quelle donne che cercano Dio. Se veramente vuoi cercare Dio come dici, se veramente vuoi incontrare il Signore, devi essere accompagnato a riconoscerlo, devi essere accompagnato da altri, nessuno si trasmette la fede da solo.

– Sei chiamato a un rapporto vivo e vivificante con il Salvatore, ecco allora perché uno dovrebbe fare un cammino di accompagnamento e perché uno dovrebbe chiedere di essere accompagnato? Perché noi siamo nel mondo, ma non siamo del mondo. Oppure perché uno potrebbe perdersi in questo mondo o peggio ancora potrebbe perdersi dentro se stesso, questo è ancora più radicato nella nostra società, perdersi in se stesso nel proprio egocentrismo, mettendo al centro se stessi. Oppure ancora il contrario, la disistima di sé. Entrambe ci allontanano dalla relazione con Dio e con gli altri, non sappiamo apprezzare quello che siamo o ci mettiamo al posto di Dio.

– Quando mettersi in ricerca, quando mettersi in cammino? Ecco mi par di trovare almeno due, tre momenti: il primo è quando uno cerca la propria vocazione, il proprio posto nella vita. Nella gioventù la ricerca vocazionale richiede di essere accompagnata, sostenuta, sorretta, guidata, perché possa portare frutto. Ma anche per chi ha già scelto il suo posto nel mondo esiste una seconda chiamata, una sorta di vocazione nella vocazione, cioè un nuovo invito del Signore a camminare, un nuovo posto. Poi anche nell’ordinario della vita di tutti i giorni, se veramente voglio trovare la maggior gloria di Dio, cioè quello che fa più piacere a Dio, allora ho bisogno di rimanere in cammino.

MEDITAZIO

Ecco vi lascio qualche domanda per questo tempo di silenzio, per questo tempo di contemplazione della parola di Dio:

– Ho mai pensato che anche la mia vita ha bisogno di qualcuno per essere guidata o accompagnata per progredire nella fede?

– Ho mai sperimentato la presenza di un angelo nella mia vita? Che cosa ne ho fatto di questa esperienza? Ci sono momenti nella vita in cui sperimentiamo la presenza di qualche persona, di qualche fatto, di qualche occasione importante, che cosa ne ho fatto? L’ho messa in un cassetto, la tiro fuori, ritorno regolarmente a questo momento?

– Come vivo la mia preghiera, sono capace di viverla anche come preghiera comunitaria, come preghiera accompagnata dai miei compagni di viaggio, oppure è solo un’esperienza mia, un’esperienza personale che nessuno deve conoscere, che nessuno può sapere, che non è da condividere o invece insieme a tante altre persone cammino e aiuto anche altre persone a incontrare il Signore?

Testimoni della fede, i miei parrocchiani lo sanno, testimoni della fede non son mica solamente i preti e le suore, ci sono laici che testimoniano la fede meglio di mè. Ecco noi tutti siamo chiamati a testimoniare il Signore e quello che abbiamo conosciuto di Lui.

Forse non tutti siamo chiamati ad accompagnare, ma tutti siamo chiamati ad essere accompagnati a crescere nelle cose di Dio perché possiamo incontrarlo e rinvigorire sempre il nostro cammino.

ACTIO

Al termine di questa serata vogliamo prenderci anche un impegno, un actio, un impegno per questo tempo che poi ci vedrà arrivare nella Quaresima.

Pensavo a questo impegno:

Rimettermi in cammino sulla strada di Dio, rilanciare la mia preghiera personale e la mia preghiera comunitaria, cioè porsi su questo cammino, come hanno fatto Tobia verso la Media, rinnovare la nostra preghiera e rinnovare il nostro tempo che vogliamo passare con il Signore per scoprire la sua volontà.