Don Alessandro Lucini – Dott.ssa Barbara Bosetti
AVVENTO 2024
ARTE E FEDE
4 personaggi per 4 opere d’arte.
26 novembre 2024
LA FIGURA DI MARIA
Lorenzo Lotto,
(1480, Venezia – 1556, Loreto)
Annunciazione,
1534 circa, olio su tela, 166×114 cm,
Museo Civico Villa Colloredo Mels, Recanati
Vangelo secondo Luca 1, 26-38
26Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. 29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.34Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. 35 Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevanosterile: 37nulla è impossibile a Dio”.38Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.
LECTIO
Stasera c’è un tema più avventizio, più natalizio: ci concentriamo sull’Annuncio dell’angelo a Maria.
Invochiamo lo Spirito Santo perché questa sia una serata in cui possiamo veramente contemplare il mistero di Cristo e in particolare il mistero della sua incarnazione, possiamo allargare la nostra mente, il nostro cuore e la nostra volontà perché questa sera un po’ si possa incarnare il Signore nella nostra vita.
Siamo di fronte a uno dei misteri più grandi della vita di Gesù che è il mistero più grande della vita di ciascuno di noi, il mistero dell’incarnazione. Il momento in cui si compie il piano di Dio di salvare l’umanità attraverso suo Figlio, il suo unico figlio. Un figlio un po’ diverso dagli altri, noi sappiamo già come andrà avanti la storia, sappiamo che Lui è il Figlio di Dio, quindi Dio tanto quanto il Padre. Decide di incarnarsi in una storia, in un popolo, in un popolo tra l’altro molto piccolo, un popolo sottomesso, in un popolo emarginato. Poteva scegliere i romani, Dio, invece sceglie la storia del popolo di Israele, uno tra i tanti popoli che poteva scegliere, sceglie questo popolo qua, e sceglie questa fanciulla di Nazareth, ancora più insignificante, perché Nazareth è molto piccola, non è il centro, non è dove c’è il tempio.
Dobbiamo fare questa sera una premessa, dobbiamo fare lo sforzo di non vedere cristallizzato questo brano di Vangelo, se lo cristallizziamo corriamo il rischio di dire: “Sì, questa cosa la so già”, il rischio è quello di vedere le immaginette che camminano, di non riuscire ad entrare nella realtà di questo brano, che non è quello che abbiamo cristallizzato negli anni, anche nella figura di Maria, nella figura di Giuseppe e di Gesù. Dobbiamo fare lo sforzo di allargare un po’ la nostra mente e poi il quadro ci aiuterà a vedere sotto un’altra prospettiva quello che stiamo guardando oggi.
Siamo di fronte all’angelo Gabriele, come sapete ogni angelo ha un compito particolare, e Gabriele ha il compito di portare l’Annuncio, nello stesso Vangelo qualche versetto prima, l’invito che lo stesso angelo fa a Zaccaria che è il papà di Giovanni.
L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in questa città della Galilea chiamata Nazareth, quindi un punto, un luogo e un tempo specifico, non casuale, a una vergine, sappiamo quindi che è una donna che ha rispettato i comandamenti, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, il cui nome è Giuseppe.
E c’è questo saluto da parte dell’angelo: “Ti saluto piena di grazia, il Signore è con te”, e noi diciamo, primo quadro dell’immaginetta, “certo, se viene l’angelo di fronte a noi, chiunque di noi avrebbe creduto”. Proviamo a fare un passo di immaginazione, immaginandoci che questo angelo abbia assunto le sembianze dell’angelo che va da Tobia e da Tobi, (chi verrà alla lectio, lo vedrà), si nasconde, non si sa che è un angelo, è una persona come un’altra.
Gabriele si presenta e ha un messaggio da portare, quindi c’è anche la fatica di credere a questo messaggio.
Il primo messaggio che viene detto da questo angelo è “Ti saluto piena di grazie, il Signore con te”, quindi un messaggio di buon augurio, un messaggio di speranza, è un messaggio legato un po’ a quello che dice la parola di Dio, noi sappiamo che Maria era fervente, era sotto l’azione dello Spirito, una donna di fede, di preghiera, devota a Dio.
Leonardo, in un’altra opera artistica, che magari vi invito a guardare, ritrae Maria con la Bibbia davanti, un testo sacro davanti, con il dito puntato sulla Bibbia come quando si legge, e di fronte ha l’angelo, come se appunto si fosse già preparata da tempo, come se stesse cercano di interpretare la scrittura.
Ecco, il primo messaggio che viene dato è quello di non temere, perché questa donna era turbata, è un po’ scombussolata da questo angelo, si trova un po’ in difficoltà, riguardo a questo messaggio, chiaro che a Maria, non viene meno la sua fede, però quello sconvolgimento che c’è interiore, probabilmente è uno sconvolgimento che anche noi abbiamo provato nella nostra vita, quando magari il Signore ci ha proposto qualche cosa di particolare, qualche cosa di completamente diversa da quello che avevamo in mente noi, quando ci ha messo di fronte un annuncio, Siamo in questo momento qua.
Maria vive questo momento di timore, potremmo scomodare Kierkegaard con “Timore e tremore”, Maria prova timore, non prova terrore nei confronti di Dio, ma il timore che nasce, lo scopriamo poi, dopo questa domanda “io non conosco uomo, come faccio, ad avere, a portare alla luce una vita, come posso fare se non conosco uomo?” Maria chiede allo Spirito che gli venga detto come avverrà questo, cioè chiede spiegazione, ma se voi andate a guardare il parallelo di Zaccaria, vedrete che praticamente è quasi identico, dopo l’annuncio che l’angelo fa a Zaccaria, lui dice: “Come è possibile che Sara abbia un figlio, ormai non ha più l’età per avere dei figli” e Zaccaria rimane muto, rimane muto fino al momento in cui non avviene questa promessa, mentre Maria viene lodata, consolata dalla scrittura, e da questo angelo.
C’è una differenza sostanziale, che è la differenza del cuore che noi non vediamo esternamente, ma che Dio vede, in ciascuno di noi, ed è quella differenza del cuore che permette a Maria di arrivare a dire il suo fiat, cioè “Eccomi sono la serva del Signore, si compia in me quello che hai detto”, ecco c’è un annuncio dell’angelo che è un annuncio per gradi, il primo è un saluto, il secondo è un incoraggiamento, il terzo è un invito, un invito a dir di sì al progetto di Dio.
Dal saluto al fiat di Maria c’è tutta una parte interiore nel cuore di Maria, e questa parte interiore è una parte che genera anche in noi, che noi invece tendiamo ad escludere dalla nostra vita.
Abbiamo cristallizzato Maria come una donna, che non prova sentimenti, che non ha dentro di sé alcuni atteggiamenti, invece sarebbe interessante, stasera lo faremo grazie all’arte che interpreta un po’ la parola di Dio, vedere che cosa si può essere mosso nel cuore di Maria; di Maria si dice sempre questa frase: “Maria serbava tutte queste cose nel suo cuore”.
Non commette peccato, ma non vuol dire che non provi turbamento, non commettere peccato, ma non vuol dire che dentro di sé non ci sia lo scompiglio, ecco stiamo attenti a non fare troppi passi troppo velocemente e ci escludiamo invece l’umanità dei personaggi che incontriamo, perché l’umanità dei personaggi che incontriamo ci dona anche la capacità di attraversare anche quei momenti della nostra vita, che non sono così facili da attraversare.
Questa sera noi vogliamo un po’ sostare su questo annuncio, lasciando da parte l’angioletto con le ali, ma concentrandoci sul messaggio che questo messaggero porta a Maria, cioè un messaggio di un popolo nuovo, di una nuova speranza, di un ribaltamento di tutto, Dio e là noi siamo qua, Dio e nell’iperuranio o noi siamo sulla terra, capite che la nascita di Gesù sconvolge tutto questo, tutta questa logica, cioè questa logica è sconvolta, ribaltata, il Dio si fa carne, cioè si fa debole, la carne deve morire, non ci sono altre strade, non mi risulta che esistano gli highlander.
Un Dio che decide di farsi carne per salvare l’uomo dal dentro, non può eliminare la vita dell’uomo che è fatta di vita, di vita vissuta, ecco allora questa sera contempliamo questo mistero che rimane appunto un mistero che va contemplato, Charles de Foucauld ha contemplato molto nella sua esistenza, andando a Nazareth vivendo e guardando a questo grande mistero dell’incarnazione di Gesù, ecco noi questa sera in maniera molto più ridotta, contempliamo un po’ l’umanità di questi personaggi: di Maria, di Giuseppe, contempliamo anche l’umanità di Elisabetta e di Zaccaria che hanno dubitato e quindi Zaccaria è stato reso muto, si riscatterà dando il nome a Giovanni e andando contro tutti, però ricordando che Dio guarda l’interno del nostro cuore, ecco è lì che c’è la distinzione tra il peccato e il fiat di Maria.
Chiediamo questa sera al Signore che non ci facciamo spaventare dai messaggi di Dio, ma ci doni la grazie di poterli accogliere come ha fatto Maria.
Contemplando un po’ la scena di questo dipinto, lasciamo qualche istante di silenzio, in cui possiamo un po’ meditare sul brano dell’Annunciazione, dopo di che faremo la presentazione del quadro.
PRESENTAZIONE QUADRO
L’annunciazione di Lorenzo Lotto. Questo quadro l’ho scelto proprio perché pensando alla volontà di concentrarci sull’umanità di Maria, sul fatto che spesso abbiamo appunto questa immagine cristallizzata, ma ci dimentichiamo immediatamente che questo annuncio è arrivato a una giovane, una ragazza come tante altre.
È un’annunciazione un po’ particolare, credo che a tanti faccia un effetto un po’ strano perché diversa rispetto a tante altre annunciazioni, a cui siamo abituati: qui vediamo degli esempi di Leonardo, Beato Angelico, Piero della Francesca, Tiziano;
sono tutte molto più lineari, la Madonna è più composta, l’angelo stesso è più composto, mentre nella nostra vediamo una iconografia che sicuramente è diversa. Ammetto che quando da studentessa l’ho vista per la prima volta, mi aveva un po’ sconvolta. Come si fa? Perché si dipinge un’Annunciazione così, con l’angelo dietro, Maria protesa in avanti, così scomposta, e proprio per questa ambientazione mi aveva incuriosita, quindi lo avevo un po’ studiato, ho cercato delle informazioni e da lì, devo dire, è stata una delle opere che mi ha più appassionata, in particolare rispetto proprio questo tema della umanità, e il motivo per cui l’abbiamo scelta è proprio questo.
Notiamo subito che anche l’ambientazione è diversa da quella delle altre, qui siamo all’interno della camera della Madonna, e la scelta è quella del momento in cui l’angelo, che vedete qui, è appena arrivato, ha ancora le ali spiegate, il capelli arruffati, poi lo vedremo meglio, e l’intento di Lorenzo Lotto è proprio quello di mettere in discussione il nostro punto di vista, farci capire che siamo di fronte a una scena che ha sicuramente del divino, per la sua stessa natura, ma che arriva nella nostra umanità, quindi ci riguarda sicuramente in pieno.
Se guardiamo le linee di costruzione, sono linee che hanno questo scopo, c’è tutta una fortissima verticalità, determinata anche dalla cuffietta, dallo scialle, il pilastro, la colonna, la stessa mano dell’angelo, ma questa verticalità poi viene sconvolta, non è assecondata dall’altro elemento che insieme alle linee è quello che costruisce l’opera d’arte, ovvero la luce, che invece ha questa direzione trasversale, per cui il nostro occhio, anche se apparentemente non ce ne accorgiamo, è già un attimino scombussolato da questa costruzione un po’ particolare.
Osserviamo il dipinto, che ho separato in questo modo,
perché è come se Lorenzo Lotto volesse proprio mettere subito in evidenza il fatto che, da un lato abbiamo gli elementi che appartengono al momento divino di questa Annunciazione, dall’altro, invece, quello che è assolutamente contestualizzato in un luogo comune.
Iniziamo ad analizzare i diversi personaggi.
Qui abbiamo questo Dio Padre che ha questa posa particolare, è sulle nubi, quindi un’iconografia che è quella tipica del Dio Padre, anche la barba, quindi rappresentato come un uomo anziano, con una certa corporatura, ma ha questo atteggiamento quasi di tuffo verso Maria, vediamo che indica la direzione verso Maria, ma sembra come tuffarsi verso questo mondo, e se ci pensiamo, l’annuncio che l’angelo sta appena dando, l’incarnazione, è un arrivare di Dio sulla terra, quindi è un venire, attraverso l’annuncio, attraverso la venuta imminente di Gesù, proprio sulla terra, quindi dall’alto dei cieli, ma tutto sommato qua nella nostra umanità.
Dio è rappresentato con delle caratteristiche anche cromatiche, che ne mettono in evidenza la grandezza, la straordinarietà e sono in particolare il mantello, che non si vede benissimo qui, però è rosa, non è rosso come invece è la veste, e il rosa è in realtà di solito associato al femminile, ma diventa tale attorno all’Ottocento, prima è sempre stato associato, nell’iconografia artistica, in realtà al colore della fortezza; se avete voglia magari andate a rivedere Giotto, dove ci sono spessissimo mantelli rosa nei suoi personaggi. Il rosa è un colore che nasce dal bianco, che è simbolo di purezza e dal rosso che è simbolo dell’amore, del fuoco, della passione, e quindi l’unione di questi due colori rappresenta proprio questa fortezza. La veste però è rossa, ed è un richiamo, ovviamente, alla passione del Figlio, di cui sta annunciando l’arrivo, ma che poi dovrà subire il Calvario.
Arriviamo poi all’angelo, l’angelo che appunto come vi dicevo, è riprodotto proprio nel momento in cui è appena arrivato, vedete che ha i cappelli ancora mossi dal vento, la veste stessa anche, ancora tutta protesa verso il dietro, le ali sono ancora spiegate, proprio appena arrivato, e sta indicando con la mano la presenza di Dio, quindi c’è proprio questa verticalità molto forte, ché indica la presenza di Dio in alto, e tiene nell’altra mano un giglio, quindi l’omaggio a Maria, è il simbolo stesso di Maria, rappresenta la sua purezza. Ma se osserviamo il volto di quest’angelo, vediamo una delle caratteristiche di questo pittore, che è di rendere molto umani i personaggi, anche quando sono personaggi sacri. Nella sua carriera Lotto ha dipinto qualche ritratto, ma poi per il resto quasi esclusivamente soggetti sacri, perché era tra l’altro un pittore molto inquieto da questo punto di vista, Viveva nel periodo controriformista, quindi la sua era un’ inquietudine che un po’ si porta anche dentro i dipinti, e che forse troverà pace solo negli ultimi anni della sua vita che trascorrerà in un convento di Loreto, prendendo gli ordini religiosi. Quindi effettivamente c’era in lui questo forte senso religioso, e questo angelo, se l’osserviamo nell’espressione, sembra quasi un ragazzo, che è come se non fosse abituato a un compito di tale portata, e che a sua volta quindi si trova come quasi in imbarazzo di fronte a un messaggio così grande, che qui però è chiamato a portare, ma al tempo stesso è rappresentato anche in tutta la sua corporeità. Quindi sta arrivando, sta arrivando in un luogo e se guardate proietta la sua ombra, che da un lato sottolinea questo suo arrivare appunto fisico: è lì, e deve dare l’annuncio a Maria, dall’altro invece è un richiamo, lo abbiamo anche sentito nel passo evangelico, in cui si dice che Dio getta la sua ombra.
Questo angelo, vediamo che ha alle spalle questo giardino, qui iniziamo a vedere tutta una serie di rimandi simbolici che Lotto inserisce in questo dipinto, per mettere proprio continuamente in dialogo l’umanità di Maria e al tempo stesso quello che però questa donna nella storia è chiamata a diventare, e qui sullo sfondo, questo giardino, il così detto hortus conclusus, che nella tradizione medioevale rappresentava i giardini dei conventi, che erano chiusi perché circondati, ma iconograficamente diventa il simbolo, da una parte dell’Eden, del luogo inviolato, e come luogo inviolato diventa poi simbolo del grembo di Maria. C’è un rimando alla sacra verginità di Maria. Questo non basta, Lotto non si accontenta, è un pittore che amava molto i simboli, e quindi che cosa fa? Già che deve dipingere delle piante, non le dipinge a caso, inserisce il cipresso che è l’albero della vita, che è appena giunta a Maria con questo annuncio, e tra l’altro il cipresso è anche un albero sacro, perché secondo la legenda è uno dei legni con cui era stata costruita la croce di Cristo. Poi c’è questo roseto che è un richiamo, da un lato alla rosa come simbolo di carità, e dall’altro sempre a Maria che viene definita la rosa senza spine, perché appunto è la donna senza peccato.
Questo giardino però, se osservate, è separato dal resto della casa da questa balaustra, ci sono le colonne, c’è un pergolato con una balaustra, che da un lato ricorda, la separazione che esisteva tra il presbiterio, cioè il luogo in cui nelle chiese romaniche l’accesso era consentito solo ai sacerdoti rispetto invece all’aula in cui potevano stare i fedeli. E questo se lo osserviamo riguardando l’intero dipinto, ci ricorda una cosa: che la Chiesa nasce nel momento stesso in cui questo angelo arriva con il suo annuncio, quindi è come se Lotto volesse ricordarci, con questa struttura architettonica, che in questo momento, con questo annuncio e con il sì di Maria nasce la Chiesa, in quella stanza, in un certo senso, ci sono un po’ i prodromi della Chiesa che poi arriverà, e questo rimando alla chiesa non è legato soltanto a questo aspetto, ma anche alla finestra, perché è impensabile che una ragazza, qualunque, potesse avere nella sua camera, una finestra di vetro. I vetri erano molto costosi, si usavano appunto nelle cattedrali, quindi nelle chiese, per cui a maggior ragione c’è proprio questo rimando a questo luogo come nucleo, in un certo senso, già della Chiesa, perché Maria ha detto un sì che è diventato talmente grande che ha dato poi origine appunto anche alla Chiesa ancora per noi oggi.
Ci sono poi tutta una serie di oggetti che coronano questo dipinto e che sono sempre stati inseriti, da un lato perché il pittore ci tiene a farci capire che questo momento sta avvenendo in una realtà quotidiana. Dall’altro però, come prima gli alberi, non sono oggetti proprio casuali, quindi vediamo che nella stanza di Maria ci sono degli elementi: la candela per esempio e la cuffia da notte che rimandano al concetto della veglia notturna, quindi dell’attesa, ci sono dei libri, come quello che resta aperto sul leggio perché Maria è simbolo della sapienza divina, quindi anche questo aspetto ci rimanda a tale concetto, poi c’è il tallit che è lo scialle che gli ebrei usano per la preghiera e che è significativamente appeso, perché qui siamo in un momento di passaggio: l’arrivo di Cristo segna una nuova era, quindi la fede ebraica subisce un passaggio, vede attraverso questo annuncio un passaggio che poi è sottolineato ulteriormente da questa clessidra. Se la osservate, non so se si vede benissimo, sicuramente non si vede il colore, qui in mezzo c’è un rosso, un nuovo rimando al sacrificio di Cristo, ma cosa più interessante che la sabbia presente in questa clessidra è esattamente identica, è a metà, ossia identica sia sopra che sotto. E questo sta a significare che qui avviene proprio un passaggio nella storia, come se il tempo si stesse in questo momento quasi fermando e può aver inizio una nuova era, e grazie al sì di Maria. C’è anche questo velo, che copre la clessidra, ma metà è lasciata scoperta, quindi è come se, attraverso questo espediente, il pittore volesse dire che con l’annuncio dell’angelo, i misteri divini vengono finalmente svelati, quindi qui c’è proprio con questi elementi l’idea del superamento, del compimento di ciò che la fede cristiana ha portato come novità rispetto a quello che era invece l’ebraismo.
E poi c’è questo particolare che è quello che è diventato più famoso in assoluto, quello del gatto, magari lo rivediamo un attimo anche nel contesto complessivo, questo gatto che cosa vuole rappresentare? Abbiamo detto finora che è la stanza di una ragazza, e possiamo immaginare che ci fosse un gatto, che girava per la casa, sicuramente è un rimando anche alla quotidianità. Ed è un rimando anche al fatto che questo gatto sembra essere spaventato dall’arrivo dell’angelo e quindi scappa, ma in realtà il gatto è anche un simbolo, che nelle iconografie dei bestiari medievali è associato al demonio, perché i bestiari sono queste raccolte, questi libri in cui nel medioevo agli animali veniva attribuito un significato allegorico. Siccome il gatto era uno di quelli che gli Assiri, ma, soprattutto gli Egizi avevano ampiamente utilizzato, nel medioevo viene subito bollato come qualcosa di negativo, un animale che richiamava appunto il demonio. E quindi qui simbolicamente, Lotto probabilmente avrebbe anche potuto scegliere un altro animale, simbolicamente però è il male che viene messo in fuga da questo annuncio. E quindi si può sottolineare sicuramente anche la portata morale di questo annuncio che poi riguarda anche qualsiasi essere vivente.
Arriviamo alla figura centrale, che ho lasciato alla fine. Questa Madonna, molto particolare rispetto a quelle che abbiamo visto, don Alessandro prima citava la Madonna di Leonardo, che rivediamo proprio molto rapidamente,
Leonardo (1452-519), Annuciazione, 1475-1475 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze
è una Madonna molto più composta, che ha quasi questa eleganza, vedete nel ritrarsi, anche lei inizialmente è curvata, quindi anche Leonardo cerca di rendere questo turbamento, però è un turbamento che è molto più controllato, si gira di spalle, ha questo dito appoggiato così delicatamente, sul leggio, è sicuramente un altro tipo di reazione.
In Lotto invece vediamo una Madonna che ha questo turbamento e sembra quasi girarsi, sembra quasi avere una reazione istintiva, e questo lo si vede benissimo dal fatto che, vedete il piede, fa quasi un perno, il ginocchio possiamo solo intuirlo, è piegato, e compie proprio una rotazione, perché non si aspetta questa figura che è arrivata, questo annuncio arriva anche per lei inaspettato, e da un lato, secondo me molto significativo dell’umanità di Maria, che sicuramente noi ci immaginiamo, come la madre di Dio, una Santa, la Regina del Cielo, ma nel momento in cui dice sì, è una donna, come molte, è una donna che si mette, però, poi nelle mani di Dio, ma nella sua normalità.
E qui, il pittore, lo vuole proprio sottolineare attraverso questo gesto, attraverso questo sguardo, che io trovo meraviglioso, nel suo essere, nel mettere in evidenza questa sorta di umiltà, questo dubbio anche, se vogliamo, questo dubbio di non essere forse all’altezza. “ Come è possibile? Non conosco uomo, e al tempo stesso, don Alessandro lo ha sottolineante già prima, non viene meno alla sua fede. Le mani, che qui vediamo, sono le mani della tipica posizione dell’orante, quindi la preghiera, rimane salda nella sua fede, e questa commistione tra ciò che è sacro, e ciò che è più umano, lo si vede anche nelle note di colore, perché, se vi ricordate, abbiamo già visto questi colori: il rosa della sopraveste, il rosso della veste, che si vede comparire da sotto, poi l’azzurro del mantello, e poi l’azzurro è ripreso anche dalla cintura. La cintura rappresenta anche il concetto della castità, nonché anche della gestazione. I tre colori che cosa rappresentano? Il rosa il mantello di Dio, quindi la divinità, non possiamo dimenticarci che Maria, con questo sì, accede, ovviamente, a una dimensione divina, ma è quella che vedrà sacrificare anche il figlio, che con questo sì, soffrirà del sangue che appunto questo rosso rappresenta.
E infine, l’ultimo dettaglio, che penso sia quello più bello, questa donna si sta girando verso di noi, quindi questo sacrificio, che vediamo anche nel colore, nelle note cromatiche, è un sacrificio che non riguarda soltanto lei, ma che riguarda poi ciascuno di noi, ed è come se volesse dire che, quel messaggio che lei ha ricevuto, a cui lei è stata chiamata a dire sì, però poi riguarda tutti noi, nella nostra di quotidianità. Come questo angelo è arrivato nella sua quotidianità, il messaggio di Dio arriva effettivamente anche nella nostra di quotidianità.
Questo viso, a me ricorda molto anche una perplessità che umanamente ciascuno ha, quando si sente magari investito di una chiamata, di qualcosa che il Signore ci chiede e di fronte a cui non ci sentiamo abbastanza pronti, però poi, questa sua umanità, è come se volesse dire, è anche la nostra. Ma c’è la luce di Dio, c’è la preghiera, c’è il sì che lei ha detto. Quindi è un po’ come se fosse un invito, e quindi questo è l’invito con cui mi piaceva chiudere, per cui ho lasciato in fondo la figura più importante di tutte.
ACTIO
Sullo sfondo dell’immagine della Madonna, l’impegno di queste settimane è di riconoscere nella nostra vita gli annunci che il Signore ci fa. Attraverso la nostra vita quotidiana, attraverso l’umanità, la nostra umanità, un po’ come abbiamo visto questa sera l’umanità di Maria, che con il suo sì possiamo intraprendere questo viaggio verso la santità.
Siamo chiamati a riconoscere gli angeli che il Signore mette sul nostro cammino.