Giubileo Roma 2025
- Pellegrini di Speranza
- la Speranza
- Inno del Giubileo
- Preghiera del Giubileo
- Il Giubileo in parole semplici
- Il significato del logo
- Il percorso nelle chiese
- Invocare indulgenza
Pellegrini di Speranza
Il tema scelto da Papa Francesco per questo anno Santo è “PELLEGRINI DI SPERANZA”. Abbiamo iniziato un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, per aprirci al grande dono della misericordia di Dio e per rafforzare il nostro impegno di amore e di carità nella comunità cristiana a cui apparteniamo.
Il Giubileo è tempo di CONVERSIONE:
il nostro Dio è un Padre misericordioso. Ma non si tratta solo di chiedere perdono per i nostri peccati e le nostre mancanze, bensì di rinnovare l’impegno nel testimoniare la speranza che scaturisce dall’incontro con il Signore Gesù, sempre vivo e presente nella sua Chiesa.
Il Giubileo è tempo di RITORNO AL VANGELO:
in una società come l’attuale complessa, frenetica e confusa corriamo tutti il rischio di perdere di vista la Parola del Figlio di Dio, il suo Vangelo. L’Anno Santo ci chiede di tornare a questa luminosa sorgente di speranza, per fondare la nostra esistenza sui valori del Vangelo, facendo sì che la Parola divina possa essere proclamata in ogni ambiente di vita.
Il Giubileo è tempo di CARITA’:
siamo chiamati a compiere opere di carità e di misericordia, principalmente verso i fratelli/sorelle in difficoltà: infermi, carcerati, anziani soli, diversamente abili; “quasi compiendo – dice Papa Francesco – un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro”.
Il Giubileo è tempo di MISSIONE:
come pellegrini di speranza, ci dobbiamo impegnare a portare dovunque il fuoco dello Spirito Santo e la luce del Vangelo. Guardiamo perciò al futuro con speranza, non con rassegnazione, per essere in grado di rispondere alle sfide di oggi con la forza della fede.
“La speranza prende vita nella promessa. I pellegrini di speranza rispondono a una chiamata e si mettono in cammino”
(Mons. Mario Delpini).
Per questo auguriamo a tutti Voi di poter vivere il dono dell’Anno Giubilare come evento di Chiesa, tempo di grazia spirituale e cammino di autentica speranza.
Buon Anno Santo e buon pellegrinaggio a tutti!
La Speranza
don Tonino Bello
Ciò che più occorre all’uomo del nostro tempo
è l’annuncio della speranza.
C’è un offuscamento e un deficit di speranza
anche perché, come sentenziava Bacone,
oggi molti pensano che “la speranza sia
un’ottima colazione, ma una pessima cena”.
Solo Cristo è l’unica speranza del mondo,
quella che può colmare e calmare tutte le delusioni e i fallimenti della storia.
Le speranze degli uomini, divenute oggi quasi fuochi fatui,
“si ricostruiscono attorno alla Parola di Dio”.
La parola speranza sopravanza le altre due virtù teologali.
La speranza, infatti è il “frutto carnoso della santità”.
È come la “piccola bambina” di Charles Peguy.
Di solito, si pensa, che sono gli adulti ad avere il compito
di comunicare ai più piccoli un motivo per sperare.
In realtà, sono i bambini, per loro natura, a sperare.
Hanno una predisposizione a fidarsi e ad andare dietro alla bellezza.
I bambini, i nuovi venuti, annunciano il nuovo che avanza;
e lo fanno non con parole, ma con la loro stessa presenza.
La speranza-bambina “va ancora a scuola /
e cammina / persa nelle gonne delle sue sorelle».
Molto più importante di loro
“è lei, quella piccina, che trascina tutto /perché
la fede non vede che quello che è / lei vede quello che sarà /
la carità ama quello che è / e lei ama quello che sarà. /
Dio ci ha fatto speranza”.

Inno del Giubileo
Pellegrini di speranza
II Giubileo, che di per sé si esprime come evento di popolo in pellegrinaggio verso la Porta Santa, trova anch’esso nel canto uno dei modi per dare voce al proprio motto, “Pellegrini di speranza”.
Passo dopo passo, il popolo dei credenti nel pellegrinaggio di ogni giorno si appoggia confidente alla fonte della Vita.
Dio come fiamma sempre viva tiene accesa la speranza e dà energia al passo del popolo che cammina.
La speranza cristiana illumina il pellegrinaggio della vita, mostrando il volto dei fratelli e delle sorelle, compagni del cammino di un popolo, confidente e lieto, che si muove verso una destinazione Nuova.
Il soffio dello Spirito di vita rischiara l’alba del futuro che si appresta a sorgere.
II Padre osserva con pazienza e tenerezza il pellegrinaggio dei suoi figli e spalanca loro la Via, indicando Gesù, il suo Figlio, che diventa spazio di cammino per tutti.
Fiamma viva della mia speranza
questo canto giunga fino a Te!
Grembo eterno d’infinita vita
nel cammino io confido in Te.
Ogni lingua, popolo e nazione
trova luce nella tua Parola.
Figli e figlie fragili e dispersi
sono accolti nel tuo Figlio amato Rit.
Dio ci guarda, tenero e paziente:
nasce l’alba di un futuro nuovo.
Nuovi Cieli Terra fatta nuova:
passa i muri Spirito di vita. Rit.
Alza gli occhi, muoviti col vento,
serra il passo: viene Dio, nel tempo.
Guarda il Figlio che s’è fatto
Uomo: Mille e mille trovano la via. Rit.
PREGHIERA DEL GIUBILEO
Padre che sei nei cieli,
la fede che ci hai donato nel tuo figlio Gesù Cristo, nostro fratello, e la fiamma di carità effusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo, ridestino in noi la beata speranza per l’avvento del tuo Regno.
La tua grazia ci trasformi in coltivatori operosi dei semi evangelici che lievitino l’umanità e il cosmo, nell’attesa fiduciosa dei cieli nuovi e della terra nuova, quando vinte le potenze del Male, si manifesterà per sempre la tua gloria.
La grazia del Giubileo ravvivi in noi Pellegrini di Speranza, l’anelito verso i beni celesti e riversi sul mondo intero la gioia e la pace del nostro Redentore.
A te Dio benedetto in eterno sia lode e gloria nei secoli.
Amen
Franciscus
IL GIUBILEO IN PAROLE SEMPLICI
Il Giubileo è una grande festa per tutti. Gli antichi ebrei vivevano in una terra molto fertile e lavoravano moltissimo. Ogni 50 anni però tutti si fermavano, facevano festa e condividevano i loro beni.
Era come la celebrazione di un ritorno alle origini, di un nuovo inizio della storia umana, per ricordare che Dio il settimo giorno si riposò e che la terra appartiene a Lui. L’uomo deve innanzitutto lodarlo, ringraziarlo e condividere i beni terreni con gli altri uomini. Questa grande festa si festeggia ancora, ma lo si fa ogni 25 anni.
Per la Chiesa cattolica il Giubileo è l’anno della remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale. Viene chiamato anche Anno Santo ed è il periodo durante il quale il Papa concede l’indulgenza plenaria: una grande festa di condivisione e di perdono.
IL SIGNIFICATO DEL LOGO DEL GIUBILEO
L’immagine richiama i temi dell’Anno Santo: la speranza, la misericordia e la fraternità. Ci sono 4 figure a colori stilizzate: il rosso simboleggia il dono di sé e il fuoco dello Spirito, l’arancio esprime la gioia, il verde richiama la speranza, il blu la fede e la pace.
Le 4 figure rappresentano l’intera umanità e procedono l’una abbracciata all’altra, ad esprimere la fratellanza che dovrebbe unire tutti i popoli. A guidarli è la figura rossa, aggrappata alla Croce, che ha in basso un’ancora.
La Croce si curva verso l’umanità per abbracciarla, mentre l‘àncora è segno di sicurezza ed è garanzia di salvezza, dato che non c’è ancora migliore della Croce, simbolo di Cristo e del suo amore infinito per tutti noi.
La presenza di piccole onde conferma l’esistenza di prove e difficoltà, che rendono non sempre facile la vita di ciascuno di noi e di ogni uomo e donna del mondo.
Il logo racchiude un invito a camminare insieme verso un futuro migliore,
guidati dalla fede e dalla volontà di costruire
un mondo di fraternità, di speranza e di pace.
IL NOSTRO PERCORSO NELLE CHIESE GIUBILARI
1 SOSTA SOTTO LO SGUARDO DI GESU’ (S.Giov. In Lat.)
Gesù contempla le folle e costituisce un popolo. Alle folle stanche e sfinite, come pecore senza pastore, non basta un aiuto; serve un senso al proprio destino, serve una speranza. Serve un popolo a cui apparte-nere, alternativa allo smarrimento.
- Qual è il mio sguardo sulle folle? So provare la compassione di Gesù?
- So che anch’io ho bisogno di comprensione e di trovare indulgenza?
2 HA GUARDATO L’UMILTA’ DELLA SUA SERVA (S.M.Magg.)
Maria assunta in cielo è il segno che Dio governa la storia e innalza gli umili. Maria, confrontandosi con Elisabetta e con le preghiere del popolo antico, riconosce la gloria di Dio, che non delude le nostre speranze.
Contempliamo in Maria la nostra speranza e magnifichiamo con lei il Signore, che ha fatto, fa e farà cose grandi
3 UNA COMUNITA’ ALTERNATIVA (S.Pietro)
Giovanni diche non è lui a radunare il popolo nuovo: lui battezza con acqua, a dire dei NO, in attesa di qualcuno che battezzi nello Spirito, con un progetto a cui dire SI.
Rinnoviamo i nostri NO e il nostro BASTA alle lusinghe mondane.
4 CRISTO NOSTRA SPERANZA (S.Paolo)
Cristo, Agnello di Dio vittorioso è degno di sciogliere i sigilli del libro della storia e di dare ad essa un segno e quindi di salvarla dallo smarrimento. La vita ha un senso se è investita secondo lo spirito di Gesù, nell’adesione al suo progetto.
Rendiamo grazie a Dio e rinnoviamo le promesse battesimali
5 LA VITA NELL’AMORE
La carità ci permette di farci strumento di indulgenza per riparare i danni del peccato, che rappresenza un ostacolo alla riconciliazione.
BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO
Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, crea-tore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli, e Creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale.
Noi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno nella sua essenza infinitamente santa, nella sua onnipotenza, nella sua scienza infinita, nella sua provvidenza, nella sua volontà e nel suo amore. Egli è Colui che è (Mosè) ed è Amore (Giovanni). Dio solo può darci la cono-scenza piena di Se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita noi siamo chiamati per grazia di Lui a partecipare, quaggiù nell’oscurità della fede e poi nella luce perpetua, l’eterna vita. I vincoli, che uniscono eternamente le tre Persone, le quali sono ciascuna l’unico e identico Essere divino, sono le vita intima di Dio tre volte santo.
Noi crediamo al Padre che genera eternamente il Figlio; al Figlio, Verbo di Dio, eternamente generato; allo Spirito Santo, Persona in-creata che procede dal Padre e dal Figlio come eterno Amore. Nelle tre Persone dev’essere venerata l’Unità nella Trinità e la Trinità nell’Unità»
Noi crediamo in Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio. Egli è il Verbo eterno, nato dal Padre prima di tutti i secoli, e al Padre consu-stanziale; e per mezzo di Lui tutto è stato fatto. Egli si è incarnato per opera dello Spirito nel seno della Vergine Maria, e si è fatto uomo: eguale al Padre nella divinità, e inferiore al Padre per l’umanità, ed Egli stesso uno, per l’unità della persona. Egli ha dimorato fra noi, pieno di grazia e di verità. Ha annunciato il Regno di Dio, e in Sé ci ha fatto co-noscere il Padre. Ci ha dato il Comandamento nuovo di amarci gli uni gli altri com’Egli ci ha amato. Ci ha insegnato le Beatitudini del Vangelo: povertà in spirito, mitezza, dolore sopportato con pazienza, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia. Agnello di Dio che porta su di sé i peccati del mondo, è morto per noi in Croce, salvandoci col suo Sangue Redentore. E’ stato sepolto e, per suo potere, è risorto nel terzo giorno, elevandoci così alla partecipazione della vita divina, che è la vita della grazia. E’ sa-lito al Cielo, e verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti. E il suo Regno non avrà fine.
BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE
Noi crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dona la vita; che è adorato e glorificato col Padre e col Figlio. Egli ci ha parlato per mezzo dei profeti, ci è stato inviato da Cristo dopo la sua Resurrezione e la sua Ascensione al Padre.
Egli illumina, vivifica, protegge e guida la Chiesa, ne purifica i membri. La sua azione, che penetra nell’intimo dell’anima, rende l’uomo capace di rispondere all’invito di Gesù alla perfezione.
Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo e che, per i meriti del Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata dal peccato originale e colmata del dono della grazia più che tutte le altre creature.
Associata ai Misteri della Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile, l’Immacolata al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e noi crediamo che la Madre Santissima di Dio, Nuova Eva, Madre della Chiesa, conti-nua in Cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, coope-rando alla nascita e sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti.
Noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa. È la natura umana così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato.
Noi crediamo che nostro Signor Gesù Cristo mediante il Sacrificio della Croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi, in maniera tale che – come dice S.Paolo – «là dove aveva abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia».
Noi crediamo in un solo Battesimo istituito da Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Il battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che non hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinché essi, nati privi della grazia soprannaturale, rinascano «dall’acqua e dallo Spirito Santo» alla vita divina in Gesù Cristo.
BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO
Noi crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, edificata da Cristo sopra questa pietra, che è Pietro. Essa è il Corpo mi-stico di Cristo, insieme società visibile, costituita di organi gerarchici, e comunità spirituale; è la Chiesa terrestre, Popolo di Dio pellegrinante quaggiù, e la Chiesa ricolma dei beni celesti; è il germe e la primizia del Regno di Dio, per mezzo del quale continuano, nella storia umana, l’o-pera della Redenzione, e che aspira al suo compimento perfetto al di là del tempo, nella gloria. Il Signore forma la Chiesa mediante i Sacramen-ti: con essi la Chiesa rende i propri membri partecipi del Mistero della Morte e della Resurrezione di Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, che le dona vita e azione. Essa è santa, pur comprendendo dei peccatori, giacché non possiede altra vita se non quella della grazia: vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, e sottraendosi alla sua vita, cado-no nei peccati che impediscono l’irradiazione della sua santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui ha il potere di gua-rire i suoi figli con il Sangue di Cristo ed il dono dello Spirito Santo.
Erede delle promesse divine e figlia di Abramo secondo lo spirito, per mezzo di quell’Israele di cui custodisce con amore le Scritturei; fondata sugli Apostoli e trasmettitrice, nei secoli, della loro parola sempre viva e dei loro poteri di Pastori nel Successore di Pietro e nei Vescovi in comu-nione con lui; sempre assistita dallo Spirito Santo, la Chiesa ha la mis-sione di custodire, insegnare, spiegare e diffondere la verità, che Dio ha manifestato velatamente per mezzo dei Profeti e pienamente per mezzo di Gesù. Noi crediamo ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelata. Noi crediamo nell’infallibilità del Successore di Pietro, quando insegna ex cathedra come Pastore e Dottore di tutti i fedeli, e del Colle-gio dei vescovi, quando esercita con lui il magistero supremo.
Noi crediamo che la Chiesa, che Gesù ha fondato e per la quale ha pregato, è una nella fede, nel culto e nel vincolo della comunione gerarchica. Nel seno di questa Chiesa, sia la ricca varietà dei riti liturgici, sia la legittima diversità dei patrimoni teologici e spirituali e delle disci-pline particolari, la mettono in maggiore evidenza. Noi speriamo che i cristiani, non ancora nella piena comunione con l’unica Chiesa, si riuni-ranno un giorno in un solo gregge con un solo Pastore.
BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA
Noi crediamo che la Chiesa è necessaria alla salvezza, perché Cristo, il solo Mediatore e la sola via di salvezza, si rende presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa. Ma il disegno divino della salvezza abbraccia tutti gli uomini: e coloro che, senza colpa, ignorano il Vangelo e la Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e con l’influsso della grazia si sforzano di compiere la sua volontà riconosciuta nella loro coscienza, anch’essi possono conseguire la salvezza.
Noi crediamo che la Messa, celebrata dal Sacerdote che rappre-senta la persona di Cristo pwe il sacramento dell’Ordine, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sull’altare. Come il pane e il vino consacrati da Cristo nell’ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue, poi offerti per noi sulla Croce, così modo pane e vino consacrati sono convertiti nel Corpo e Sangue di Cristo. Crediamo che la misteriosa presenza del Signore è vera, reale e sostanziale.
Cristo non può essere presente in questo Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre riman-gono immutate solo le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata ransustanziazione. Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la consacrazione, sicché da quel momento sono il Corpo e il Sangue adorabili del Signore Gesù ad esser realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino, proprio come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutrimento e per associarci all’unità del suo Corpo Mistico.
L’unica indivisibile esistenza del Signore glorioso in Cielo non è moltipli-cata, ma è resa presente dal Sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il Sacrificio, tale esistenza resta presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascu-na delle nostre chiese. E’ per noi un dolce dovere onorare/adorare nel-l’Ostia, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che essi non pos-sono vedere e che s’è reso presente dinanzi a noi, senza lasciare il cielo.
ULTIMA CHIESA
Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato quaggiù, non è di questo mondo, la cui figura passa; e che la sua vera crescita non può esser confusa col progresso della civiltà, della scienza e della tecnica u-mane, ma consiste nel conoscere sempre più le imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più i beni eterni, nel rispondere sempre più all’amore di Dio, e nel dispensare sempre più la grazia e la santità tra gli uomini. Questo stesso amore porta la Chiesa a preoccuparsi del vero bene temporale degli uomini. Mentre ricorda che i fedeli non hanno quaggiù stabile dimora, li spinge anche a contribuire – ciascuno con la propria vocazione ed i propri mezzi – al bene della loro città terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza con tutti, a prodigare il loro aiuto soprattutto ai più poveri e bisognosi. La sollecitudine della Chiesa per le necessità degli uomini, le loro gioie e speranze, gli sforzi e i travagli, è pari al desiderio di illuminarli con la luce di Cristo.
Noi crediamo nella vita eterna. Noi crediamo che le anime di chi muore nella grazia di Cristo, sia che debba ancora esser purificato nel Purgatorio, sia che dal momento in cui lascia il proprio corpo sia accolto da Gesù in Paradiso, costituiscono il Popolo di Dio nell’aldilà della morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno della Resurrezione, quando queste anime saranno riunite ai propri corpi.
Noi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono riunite intorno a Gesù e Maria in Paradiso, forma la Chiesa del Cielo, dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così com’è e dove sono anche asso-ciate, in diversi gradi, con gli Angeli al governo divino esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi ed aiutando la nostra debolezza con la loro fraterna sollecitudine.
Noi crediamo alla comunione tra tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la propria purificazione e dei beati del Cielo, i quali tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi Santi ascolta costantemente le nostre preghiere, secondo la parola di Gesù: Chiedete e riceverete. E con la fede e nella speranza, noi attendiamo la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Sia benedetto Dio Santo, Santo, Santo. Amen.
UN GIUBILEO PER INVOCARE INDULGENZA
Il tema dell’indulgenza è strettamente legato alla Confessione. Sacramento del perdono dei peccati. Partiamo dall’esperienza delle relazioni quotidiane per capirne il senso.
Può capitare di sentire in famiglia qualcuno che dica: “Dopo quello che hai fatto alla zia, con te non parliamo più”. Può essere un esempio pratico di cosa si intenda per peccato mortale: “Per la nostra famiglia sei come morto”. Nella famiglia della Chiesa questo non accade. Per obbedire a Gesù la Chiesa ha istituito ministri col compito di ascoltare sempre e tutti, anche coloro che si sono messi fuori dalla comunità. I sacramenti sono un presidio a difesa di diritti della persona umana, così come la concepisce Gesù.
La Chiesa sa che al peccatore si deve sempre concedere il diritto di pentirsi e, se pentito, di essere perdonato. È Gesù che lo vuole e per questo noi riconosciamo che i sacramenti sono istituiti da Gesù stesso.
La Chiesa conosce l’istituto della scomunica: quando qualcuno non si rende conto di quello che ha fatto, non capisce che non è compatibile con la comunione fraterna, viene messo fuori. Ma la scomunica dura solo finché chi ha fatto danni se ne renda conto e chieda di essere riaccolto, perché a questo tende la scomunica stessa.
Lo scandalo non è che il peccatore debba rivolgersi al prete per essere perdonato. Sta invece nel fatto che chi era dato per morto, se si rivolge ad un prete questi lo deve ascoltare.
Qualcuno dice che è Dio che perdona e non serve il prete. Infatti è Dio che perdona, ma la comunità come farebbe a saperlo che Dio ti ha perdonato se tu non glielo vai a dire? E a chi lo dici se nessuno vuole più ascoltarti? Per la chiesa nessuno può essere dato per morto, perché Dio ha fatto uscire anche Lazzaro dalla tomba, morto da giorni.
È Dio che perdona, solo Dio può perdonare. Di fatto chi va a confessare il suo pec-cato ha già preso le distanze dal peccato stesso; sta già confessando di essere stato perdonato. Confessa, non la colpa, ma la grazia di essere stato guarito, risuscitato da Dio. che lo ha fatto passare dalla morte alla vita. Il prete riconosce che quel peccatore è stato guarito, graziato, e lo scioglie, lo assolve, da quei vincoli che lo relegavano fuori. Anzi rassicura lo stesso peccatore: è proprio vero che Dio ti ha perdonato e io, “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo”, ti riaccolgo in comunità.
Lo scandalo avviene quando la chiesa che riaccoglie il peccatore, di fatto lo riammette anche nella più ampia comunità umana, riammette quello con cui non si doveva nem-meno parlare.
Per perdonare la Chiesa deve far vedere che sa quello che fa. deve guadagnare dei meriti, stima, rispetto alla comunità umana; deve farsi vedere rigorosa, credibile in quello che fa e, infine, deve contribuire a riparare i danni fatti da chi è stato riaccolto.
La Chiesa applica la sua credibilità, i suoi meriti pubblici per fare indulgenza, per mediare il rientro nel popolo di Dio e nel mondo di chi era dato per morto, ma anche per rimuovere i muri che impediscono alle parti in conflitto di tornare a parlarsi. La Chiesa, con le sue opere per il bene comune e il servizio alla comunità umana, si guadagna la credibilità necessaria per far accettare al mondo la sua scelta di fare indulgenza.
Tutto il popolo di Dio, in modo speciale nell’anno santo del Giubileo, si impegna perché la Chiesa si meriti di essere accettata come protagonista di indulgenza. E infine, o meglio al principio, la Chiesa investe i meriti di tutta una storia di santità, che ha la sua origine in Gesù stesso e che è arrivata oggi a noi in eredità.
Gesù ha fatto indulgenza, è andato a mangiare in casa di Zaccheo, il pubblicano, che tradiva il suo popolo e raccoglieva le tasse per conto dei Romani. Zaccheo alla fine confessa di avere rubato, può metterci del suo per rimediare al danno fatto, ma è Gesù che ha investito la sua autorità e ha garantito per lui.
La testimonianza dei Santi è risorsa di indulgenza e sostiene il nostro cammino per seguire Gesù. Cosi troviamo nella Lettera agli Ebrei: “noi, circondati da tale moltitudine di testimoni [i santi], avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù” (Eb 12,1-2).
Il peccato non è mai azione solitaria, ma comporta sempre anche una complicità con il mondo mondanizzato, che ci seduce come una cattiva compagnia e che tenta sempre di riprenderci. Anche questo fa la Chiesa con l’indulgenza: propone e ci trattiene nella nuova e buona compagnia, quella dei Santi, per seguire Gesù.
Noi abbiamo bisogno di indulgenza; i nostri peccati anche se non gravi, creano ostacoli alle relazioni fraterne nella chiesa e sono dei vincoli che ci frenano nella corsa per seguire Gesù. Possiamo chiedere per noi stessi indulgenza, per rinnovare la nostra appartenenza al popolo di Dio e contribuire alla sua missione di creare nei fatti le condizioni per la riconciliazione e la pace.
Possiamo chiedere indulgenza per i nostri defunti. Da loro abbiamo ereditato del bene, ma il disordine presente nel mondo è anche conseguenza dei danni che loro hanno fatto. Ci sentiamo solidali, in comunione con loro, nella comunione dei santi, e chiediamo per loro indulgenza e, con la preghiera e le nostre opere di carità, ripariamo i danni ereditati, perché il bene da essi compiuto possa risplendere in pienezza.