Lunetta a vetri dipinti – fratelli Bertini

Autore

BERTINI Giovanni Battista, Giuseppe e Pompeo. Padre e figli, milanesi, che ebbero il merito di riportare in auge la pittura su vetro nell’Ottocento.

Il padre Giovanni Battista (Milano 1799 – 1849) iniziò nel 1822 i tentativi per ritrovare i procedimenti tecnici della pittura di vetrate lavorando anche a Parigi; al suo ritorno a Milano gli fu affidato il compito del restauro delle vetrate del Duomo.

Il figlio Giuseppe (Milano 1825 – 1898) frequentò a Milano l’Accademia delle Belle Arti, ottenendo giovanissimo il gran premio per la pittura. Pittore del movimento romantico e verista, trascorse qualche tempo a Roma e, tornato a Milano, fu nel 1859 nominato professore di pittura a Brera. Si dedicò in egual misura all’insegnamento e alla pittura su vetro, a tempera, a olio, a fresco. Ebbe come collaboratore il fratello Pompeo.

L’altro figlio Pompeo (Milano 1829 – 1899) collaborò con il fratello maggiore nell’azienda paterna come direttore tecnico.

La ditta “Bertini, Brenta e C” poi diventata “Fratelli Bertini” ebbe molte commesse sia in Italia (Milano, Roma, Torino, Pavia, Lucca, Arezzo) che all’estero (Glasgow, Londra, Lima, Rio de Janeiro). Il lavoro era collegiale e la direzione artistica sempre di Giuseppe. La loro opera di restauro non fu a volte brillante, perché seguendo il metodo del restauro non sempre conservativo di fine ottocento, ritoccarono i vetri antichi, smembrando storie, associando composizioni e parti loro proprie a quelle degli antichi maestri. In tal modo, nel duomo di Milano, le due vetrate del Vecchio e del Nuovo Testamento furono disseminate in dodici finestre diverse.

Storia

Durante il restauro della parrocchiale nel 1994 venne ritrovata dietro l’organo la vetrata a lunetta raffigurante Sant’Eusebio. Nell’archivio parrocchiale un documento datato 1897 cita che nella vecchia chiesa, demolita nel 1902, era presente una lunetta a vetri decorata del Bertini, nell’alto del coro, raffigurante Sant’Eusebio davanti all’imperatore romano.

La lunetta ripulita è ora posta sopra l’ingresso della sacrestia.

Descrizione

La scena descrive l’incontro tra il vescovo di Vercelli Eusebio e l’imperatore Costanzo II durante il Concilio di Milano del 355, indetto allo scopo di condannare la dottrina trinitarista del patriarca Atanasio di Alessandria in favore dell’arianesimo, che negava la natura divina di Cristo. L’imperatore, seduto in trono con corona in capo e mantello, indica ad Eusebio, in piedi davanti a lui, la pergamena appoggiata su un tavolo da sottoscrivere e su cui compare il nome di Atanasio. Eusebio, e pochi altri vescovi si rifiutarono di sottostare alla volontà dell’Imperatore e vennero tutti esiliati in Oriente. Anche il vescovo Dionigi di Milano, pur sostenendo l’imperatore, venne deposto, inviato in Cappadocia e sostituito sulla cattedra episcopale dall’ariano Aussenzio. Alle spalle di Sant’Eusebio si intravedono le figure di due vescovi, probabilmente i sostenitori di Atanasio, mentre dietro all’imperatore la figura presente potrebbe essere quella di Aussenzio. Il verde della tovaglia sulla sinistra ed il rosso del mantello di Costanzo sulla destra mettono in risalto la figura di Sant’Eusebio, col mantello giallo, in posizione centrale nella scena.

Bibliografia

  • Un anno di grazia del Signore – il volto di Dio nella fede di un popolo, 1999, p. 76 fig. s.n.
  • Sant’Eusebio di Vercelli e la chiesa milanese, in “Parrocchia S.Eusebio Arconate – 1° Ottobre 1904-2004 storia e celebrazioni,” novembre 2005, pp. 23-26, fig. s.n.
  • Affreschi della Sacrestia Parrocchiale di S. Eusebio, in “Tesori Nascosti – Polo culturale del Castanese 2008/2009”, giugno 2010, p. 111, fig. s.n.
  • Arte e fede nella storia, pieghevole Parrocchia S. Eusebio, 2013, ill.