23/02 – 4^ GIORNATA EUCARITISTICA
predicatore padre Pasquale Ghezzi
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (14, 1-6)
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: 1«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto?” 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Parola del Signore.
Sia lodato Gesù Cristo.
Cerchiamo sempre per quanto è possibile, quando celebriamo la liturgia, soprattutto la Messa o le lodi o i vespri, che sono le preghiere della chiesa, voi adesso non state pregando per voi stessi, le lodi e i vespri, sono la preghiera della Chiesa per la Chiesa, fatta in Cristo per Cristo e con Cristo. Noi siamo pubblici officiali, rappresentiamo tutta la Chiesa di tutta la terra in questo momento, anche se noi siamo ambrosiani, abbiamo un rito particolare, ma siamo cattolici, cattolicissimi, e preghiamo questa preghiera proprio a suo none. Sempre nel nome di Gesù che è per Cristo, con Cristo e in Cristo.
È un’azione liturgica. E quando facciamo un’azione liturgica, come questa, preghiamo anche per capire meglio e per comprendere meglio il nostro cammino, il cammino della chiesa, il cammino dell’umanità nel tempo nel quale si vive. Altrimenti che cosa avviene? Avviene, e questo lo proviamo un po’ tutti, che qua dentro siamo una cosa e fuori di qui siamo un’altra cosa e penso che sia questa la più grande difficoltà della nostra esistenza. Guardate che quelle cose che dico per voi, io le dico per me, è come se fossi davanti a uno specchio in questo momento, potrei fare la stessa domanda a don Alessandro.
Il problema è questo, quello che noi celebriamo qui, che cosa ci dice quando usciamo di qui, perché sentiamo che c’è uno scarto, è difficile sapete, è difficile ma è affascinante e perché è affascinante? È affascinante perché sono duemila anni che noi abbiamo davanti Gesù, che ci conduce attraverso la storia e i secoli E noi comprendiamo soprattutto nella liturgia, la divina liturgia, gli orientali dicono la divina liturgia, soprattutto nella divina liturgia noi sentiamo di celebrare cose di Paradiso, ma che poi di fatto quando noi passiamo dalla celebrazione alla vita, facciamo fatica. Guardate che facciamo fatica noi, ma facciamo fatica tutti, i santi che noi preghiamo, quando erano nella nostra vita e adesso li preghiamo come santi, questa domanda se la facevano sempre, ogni giorno e ogni istante, ogni momento, pensavano magari profondamente, molto spesso di essere lontani, lo sappiamo come non è facile seguire Gesù e stare con Gesù, tante volte pensiamo di essere con Lui e stiamo male e qui nasce la difficoltà.
Allora oggi celebriamo le Quarantore inserite nella domenica della Divina Clemenza e andiamo ad ascoltare la Parola che celebriamo, perché questa Parola che noi celebriamo ci aiuti, ci soccorra nella vita di ogni giorno, nell’approfondire questo incontro amoroso che abbiamo con il Signore Gesù, dando senso e significato a ciò che viviamo, nelle sue gioie, nelle sue fatiche, nelle sue angosce. Guardate, oggi nella celebrazione solamente a guardare il rito della luce, un tempo eravamo tenebre, ma ora siamo luce nel Signore. Il Figlio della Luce si compiace di tutto ciò che è buono, chi è questo figlio della luce? Certo noi potremmo pensare anche a noi, perché dopo celebriamo il battesimo, ma quando leggiamo il Figlio nella liturgia il primo pensiero va a Lui, il Figlio della Luce, che oggi risplende in mezzo a noi nel corpo e nel sangue, messo nell’adorazione.
Il canto che abbiamo fatto poi dell’esposizione è il credo, infatti è intitolato Symbolum 80, mi pare. È un credo e nella celebrazione del Credo campeggia la storia della salvezza, nella Divina Trinità, dove Gesù, il Signore, è quello che unisce il cielo alla terra e noi lo riconosciamo in questo salmo che abbiamo celebrato, chi è Gesù, chi è il Signore Gesù? Gesù, tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek. Voi pensate, Melchisedek era il re di Salem, il re di Gerusalemme, sacerdote a Gerusalemme, ma nella Gerusalemme antica, antichissima, pensate perfino Abramo ha dato la decima a Melchisedek perché la presentasse sull’altare. E allora, al tempo di Gesù i cristiani, riflettendo davanti al grande dono che Dio aveva fatto in Gesù, alla sua gente, al suo popolo dicono che il sacerdozio di Gesù è molto più grande del sacerdozio di Aronne e siccome volevano pensare e pensano come uomini, lo dicono al modo di Melchisedek. Ma è una cosa per dire che è al di fuori di ogni comprensione, un ambrosiano d.o.c. adesso direbbe, Gesù è tutto per noi. Proprio per dire che non riusciamo nemmeno a capire, a far star dentro questa cosa così grande e così immensa. Gesù è tutto per noi. Gesù è il nostro sacerdote, è il nostro sacerdote, ma è anche qui vivo e vero e si fa adorare nell’Eucarestia.
Lui lo può sapete, può fare questo, perché nella notte in cui fu tradito Egli prese il pane lo spezzò e disse: “D’ora innanzi, dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. E ben lo sappiamo noi perché nella prima orazione lo abbiamo detto, a parte il fatto che anche nella storia e nel Salmo 110 “Grandi sono le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano. Le sue opere sono splendore di bellezza, la sua giustizia dura per sempre”. È un salmo che celebra la Pasqua, celebra la liberazione del popolo che dall’Egitto arriva nella Terra Promessa e dice al popolo, liberato da questo intervento di Dio nella storia che diventa storia di salvezza, ricordati che il principio della salvezza è il timore del Signore. Ed è quello che ci ha insegnato Gesù avere il timore del Signore.
Gesù era sapiente.
Il timore del Signore, vedete, è un dono dello Spirito Santo, non è la paura del Signore. Tra il timore e la paura c’è un abisso. Vi invito a pensarci, perché è fondamentale, è fondamentale nella nostra vita spirituale capire la diversità che c’è tra timore e paura, altrimenti è un disastro.
Timore si ha quando si è davanti al sacro, è il timore che prende Pietro quando è davanti a Gesù e c’è stata quella straordinaria pesca e si butta davanti ai piedi di Gesù e dice: “Allontanati da me, perché io sono un pescatore”, io sento che stanno vicino a Te, tu sei totalmente altro, sei qualcosa di completamente diverso da noi, noi siamo pescatori; cosa sei venuto in mezzo a noi, dicono i demoni quando incontrano Gesù nei Vangeli, perché sentono, respirano che davanti a lui c’è la Sacralità della Presenza. Questo è il timore del Signore.
Allora nella celebrazione della Divina Misericordia, della Divina Clemenza, nella prima orazione abbiamo: “Signore di misericordia, splendore della tua Chiesa”, Signore di misericordia, splendore della tua Chiesa, il Cristo crocifisso, risorto, presente in mezzo a noi, nel Santissimo Corpo, “corona dei santi”. E, certo, i santi hanno adorato, venerato, vissuto Gesù in un modo tale e completo che noi li abbiamo riconosciuti come nostri fratelli che ci guidano al Cuore di Gesù, “infondi nei tuoi discepoli il principio della sapienza e della saldezza della fede”. Siamo noi. Infondi in noi, che tentiamo almeno di essere tuoi discepoli, la sapienza, principio della sapienza il timore del Signore; la saldezza della fede, Abramo che offre la decima a Melchisedek; “saziaci del pane celeste nell’assemblea dei giusti e donaci di celebrare la memoria delle tue gesta mirabili”. Noi veniamo qui nella celebrazione, con le nostre fatiche, con le nostre angosce, ritorniamo fuori dalla celebrazione rinnovati, con un desiderio di rituffarci nella vita quotidiana per vivere sull’esempio di Gesù.
E a questo punto terminiamo con il Vangelo, che cosa fa Gesù? Questo testo straordinario. Innanzitutto Gesù dice: “Non sia turbato il vostro cuore”. Lo so, Io sono stato uomo come voi, adesso qui quando parla è uno di loro, non siate turbati, vi conosco, ad uno ad uno, vi chiamo per nome. La vita non è semplice, talvolta è complessa, alcune volte la vita sembra proprio amara, ma veramente amara. Non abbiate timore. Non abbiate paura. Abbiate fede in Dio. Abbiate fede in me. E poi dice, e questa è la speranza che non deve mai cadere per noi, e qui non dobbiamo avere paura: “Nella casa del Padre vi sono molte dimore. Se no vi avrei detto: ‘Vado a prepararvi un posto?’”. Ma vedete come fan fatica a capire i discepoli che stanno parlando con Gesù che cerca di trasmettere a loro la bellezza della vita qui, di non turbarsi, perché comunque c’è qualcosa di più per loro. Tommaso, che non a caso poi qualche giorno dopo dice: “ah non ci credo, se non metto le mie dita nel costato, se non lo vedo, non lo tocco, io non ci credo”, è lui che gli dice, lui che chiede: “ma Signore, non sappiamo dove vai?” È proprio dura, eh.
Come possiamo conoscere la via? Come possiamo conoscere la via? Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me”.
E questo lo uniamo al pane celeste, di cui abbiamo parlato nella prima orazione. Lo uniamo al pane quotidiano del Padre Nostro che Gesù ci ha insegnato e che, nella tradizione della Chiesa, il pane quotidiano, il pane celeste, è diventato poi non solo questo che abbiamo mangiato a mezzogiorno, ma quell’altro che ci sostiene nella vita, per portarci con Lui in Paradiso.
Non per piangerti addosso, ma se noi nel nostro cuore avessimo la consapevolezza che la nostra vita è una Pasqua, è un passaggio, e che un giorno questa via, verità e vita che Gesù ci mostra è il posto che ci ha preparato, un altro posto, la nostra vita sarebbe diversa.
Celebrare le Quarantore, stando davanti a Gesù che è il pane del cielo, è rinnovare la nostra professione di fede nella vita che sta oltre la morte, avere fiducia nella vita per sempre. Chiedere a Gesù di saperci staccare, soprattutto per chi ha la grazia di avere un po’ di anni, di invecchiare sempre di più, non nell’angoscia, non nell’abbandono, ma nella consapevolezza che ogni giorno è un giorno sempre più vicino all’incontro con Lui, perché questo è il nostro destino. Questo è il destino dell’umanità e teniamo alta nel nostro cuore questa consapevolezza pensando che noi, dopo tutto, abbiamo il dovere di testimoniare con chi ci vive accanto ciò che abbiamo ricevuto e cioè la fede, la cosa più bella che potesse mai capitare nella nostra esistenza.
Abbiamo incontrato Gesù. Viviamo in Gesù e per Gesù, certo con i nostri peccati che sono tanti, ma non lasciamoci prendere dai peccati. Lasciamoci prendere dalla grazia e dalla consapevolezza della bellezza di appartenergli.
Gesù, con questa vecchia Chiesa sgangherata, è duemila anni che tira avanti il carro. Non saranno certo queste situazioni che talvolta cambiano in modo così diverso.
Affidiamoci a Gesù e la barca non affonderà. Anche se a volte, vi ricordate nel Vangelo, sembra che Gesù dorma, “svegliati Signore perché dormi?” No, Gesù non dorme. Siamo noi che non abbiamo fiducia. Siamo noi che non abbiamo il sorriso sulle labbra per averlo incontrato.
Andiamo a Messa tante volte nelle nostre chiese per guardare e rendersi conto di quello che ho detto.