22/02 – 3^ GIORNATA EUCARITISTICA

predicatore padre Pasquale Ghezzi

Lettura del Vangelo secondo Luca (24, 13-35)

13Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.17Ed egli disse loro: “Che cosa sono questi discorsi che state facendo fra voi lungo il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: “Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. 19Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Ciò che riguarda Gesù il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso.21Noi speravamo che fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.

25Disse loro: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”. 33E partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,34i quali dicevano: “Davvero il Signore èrisorto ed è apparso a Simone”.35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Parola del Signore.

La prima cosa, ringraziamo insieme il Signore per essere qui davanti a Lui esposto nell’Eucarestia, nella Parola che ci parla, nella comunità radunata; vedete nessuno di noi, neanch’io che sono qui, nemmeno il nostro don Alessandro è venuto qui in chiesa da sé. È venuto in chiesa perché ha risposto, è perché ho risposto, perché avete risposto a una chiamata. È lo Spirito di Gesù che ci ha radunato qui. Questo per noi deve essere molto importante, presente in ogni azione che facciamo, altrimenti corriamo il rischio di fare come i discepoli di Èmmaus, camminiamo con Gesù e non lo sappiamo. Non lo sappiamo perché il primato non è nostro, non siamo noi che decidiamo, ma è Gesù che decide e ha deciso per tutti donando se stesso per la nostra salvezza.

Questo Vangelo che abbiamo letto, che nella realtà dei fatti così come lo leggiamo ormai è un testo di un incomparabile bellezza, ma che ci ha messo alcune decine di anni per essere così bello, perché questo testo è un testo proprio che riflette la comunità dei credenti che, illuminati dalla Pasqua di Gesù con la sua risurrezione, la sua presenza viva è quella che poi dà il significato a tutto il resto, dà significato al fatto che noi siamo qui.

La risurrezione di Gesù rimane il punto focale della storia della salvezza, ma come ci si arriva alla risurrezione di Gesù? Si arriva alla risurrezione di Gesù perché illuminati da Lui stesso. È Gesù che appare ai discepoli di Èmmaus ed è Gesù che si rivela ai discepoli di Èmmaus, un momento in cui i discepoli di Èmmaus rispondono alla chiamata. Vedete la lettera di Pietro che dice ai cristiani del suo tempo “cercate di dare ragione alla vostra fede” e chi cerca di dare ragione alla propria fede? Chi sente una chiamata, la verifica e poi cerca di darle una ragione, cioè la ragione della fede che ha, ai fratelli che stanno con lui o che vivono nel suo tempo.

Così per i discepoli di Èmmaus nel momento in cui hanno riconosciuto Gesù. Dove Gesù si mostra.

Vedete, in questo testo, che è un testo anche di catechesi, è un testo di annuncio, è un testo liturgico e in questo testo c’è, scusatemi se salto un po’ di palo in frasca, ma sono così belle queste cose, sono delle pennellate, in questo testo c’è l’annuncio più antico della risurrezione di Gesù, sapete dove? Ve lo dico, verso la fine del testo, quando i due arrivano dagli Undici per dagli la notizia che hanno visto Gesù ed è risorto, e cosa trovano? Trovano gli altri Undici che gli dicono: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Ecco questo è il primo annuncio della risurrezione “è apparso a Simone”, insieme a quello che noi sappiamo, che Gesù risorto per primo è apparso a Maddalena, ricordate, Maddalena corre, ma questi dicono “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.

Vedete si parla di Gesù risorto in due modi, si parla con il sepolcro vuoto e si parla con l’apparizione. Il sepolcro vuoto però non può essere una prova per la risurrezione di Gesù, perché non è detto che Gesù sia risorto, tanto è vero che c’era la diceria che qualcuno aveva portato via di notte Gesù dal sepolcro. Invece questa non si può contestare, davvero il Signore risorto è apparso a Simone, ma solo chi vede e fa una vera esperienza del Signore Gesù può poi annunciare.

Infatti chi sono gli apostoli, gli apostoli sono coloro che hanno mangiato e bevuto con Gesù e hanno fatto un’esperienza del Signore risorto. Non basta mangiare e bere con Gesù, anche i discepoli di Èmmaus, erano stati con Gesù, avevano mangiato e bevuto con Gesù, ma erano così scoraggiati, si erano così lasciati andare che non lo hanno riconosciuto.

Non basta stare con Gesù, ma bisogna accettare che Lui chiami.

Allora gli apostoli si sentono investiti e vanno, “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.

E chi aiuta i primi cristiani a riconoscere nell’esperienza di Gesù l’Atteso e l’Annunciato nel primo testamento? E Gesù stesso, è il Risorto stesso, lo Spirito Santo stesso, che aiuta i discepoli, aiuta la Chiesa che nasce.

Volete farla nascere dalla Croce, dalla Pentecoste, va benissimo, l’evento è pasquale. La chiesa che nasce per dare ragione alla propria fede che cosa fa? Illuminata dallo Spirito si china sulla Parola e rilegge con l’aiuto dello Spirito tutta la vicenda di Gesù attraverso il tempo e lo spazio, attraverso ciò che annunciano i profeti.

Se voi avete pazienza, andate a casa, prendete 3 o 4 versetti di quelli che abbiamo letto che aggiungono un’altra parte fondamentale della Bibbia dove ritroviamo spesso Gesù e sono i salmi, per cui nella legge, nei profeti e nei salmi. La legge, i profeti e i salmi preparano l’avvento nell’intervento della storia del Signore Gesù, come sappiamo che poi è avvenuto.

Ricordiamoci però, e questo è fondamentale per noi, noi nella parola di Dio e nel Vangelo in modo particolare e ci affascina per quello, più che cercare chi è Gesù, più che dirci chi è Gesù, il Vangelo ci dice in modo formidabile che cosa ha fatto Gesù per me.

Che cosa ha fatto Gesù per me che leggo il Vangelo, che ascolto il Vangelo? Che cosa ha fatto? Luca ci invita a essere il ladrone che sta sulla croce, crocifisso accanto a Gesù che si rivolge a Lui e dice: “Gesù, voglio stare con te”. Noi dobbiamo riconoscerci in questo ladrone che, riconoscendo la propria esistenza e riconoscendo la sua esistenza santa per me, gli dice tutto quello che voglio e che desidero è di restare con te Gesù, e Gesù gli risponde: “Oggi sarai con me in paradiso”.

Questa esperienza noi la facciamo adesso, in questo momento, qui nell’Eucarestia, oggi, questo è l’oggi, perché Gesù può essere vivo, vero, presente nell’Eucarestia e lo ha dimostrato risorgendo dai morti. Uno che è risorto dai morti e che è il Signore della vita e della morte può essere presente ed è presente in questo momento in mezzo a noi sotto le spoglie dell’Eucarestia.

Certo, voi mi direte, è presente anche in me, perché è lo Spinto di Gesù che si agita in me, certamente sì. È presente in te, padre, che ci annunci la parola di Dio, certamente sì, sono le varie presenze di Gesù, il Signore nella comunità dei credenti “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”.

Noi non siamo soli, pertanto, in questa ricerca, in questo approfondimento. È per quello che dobbiamo non chinarci e andare oltre i discepoli di Èmmaus, che stanno lì a piangersi addosso, perché “Cos’è accaduto?”, “Tu solo sei così straniero, a Gerusalemme, che non sai cos’è accaduto?”. E qui possiamo raccontargli la nostra storia, la storia dell’umanità, l’unico che sembra che non sappia cosa sia accaduto è proprio quello, Gesù, che poi è l’unico che può risolvere i nostri problemi.

Non sai Gesù che cos’è accaduto? Guarda la storia del nostro mondo di questo momento. Guarda quanto desideriamo la pace. Ed è drammatico. Guarda i nostri fratelli, siamo tutti fratelli, ma ancora di più siamo battezzati nel tuo nome e abbiamo delle guerre orribili gli uni contro gli altri, battezzati nel tuo nome. O Buon Gesù, che cosa pretendiamo di donare a questo mondo, se noi che abbiamo incontrato te e sappiamo che tu sei il Signore della vita, poi viviamo in questo modo le nostre relazioni, la nostra vita, la nostra esistenza. Nonostante questo Gesù, come buon pastore, ieri abbiamo celebrato il sacro Cuore di Gesù come buon pastore, continua a metterci la faccia per l’umanità.

Voi pensate, Gesù, qui in mezzo a noi sotto queste spoglie, è come se ci dicesse io non mi vergogno di te, io non mi vergogno di voi, io per voi sono morto, ho dato la vita.

Guardate che questa consapevolezza della morte di Gesù per me, per i nostri peccati è nata con la Pasqua, è nata quella notte stessa. Queste nostre certezze nella fede sono antiche quanto è antica la Pasqua di Gesù e la sua risurrezione.

Dopo, certo, ci abbiamo messo sette, otto secoli per dire il Credo, per celebrarlo e ancora non riusciamo a capirlo e a comprenderlo quando siamo tutti insieme, ma non solo noi, tutta la Chiesa insieme, tutte le Chiese insieme e nemmeno riusciamo a capirlo, a comprenderlo nella sua grandezza, nella sua bellezza.

Ma il Vangelo voleva dirci che cosa Gesù ha fatto per noi, proprio per sospingere ciascuno di noi a vivere come Gesù ha vissuto, a essere come Gesù è stato, perché alla fine di questo percorso noi avessimo la consapevolezza che questa vita è la Pasqua.

Se questa vita è stata una Pasqua per Gesù, per noi che cosa può essere? Una Pasqua, non può nient’altro che essere una Pasqua. Gesù è in ultima extrema ratio venuto a dire a noi che la nostra solitudine è finita e che noi non dobbiamo temere più nulla nemmeno la morte.

Scusate, ma sto farneticando perché me la faccio addosso quando ho un mal di piede e non so perché mi fa male, o devo andare a fare gli esami del sangue e sto tremando, voi non dovete guardarmi e pensare a ciò che sono, al limite voi dovete guardarmi e pensare a ciò che dico, che è profondamente vero, chi ama Gesù lo sa e noi ogni giorno quando celebriamo il rosario, preghiamo per la nostra morte. Ma noi quando siamo con Lui e veramente viviamo con Lui ogni giorno moriamo il nostro egoismo. Quante volte dobbiamo morire ogni giorno, mordendoci la lingua, perché altrimenti reagiremo in un modo che non sta né in cielo né in terra.

Ecco, ma per noi c’è molto di più, c’è molto di più e quello che dispiace è che talvolta perfino tra di noi c’è un senso, che è anche giusto, che il termine morte non si usa più. Che la morte in quanto tale sia relegata e ci dobbiamo scontrare con lei quando emerge, altrimenti è emarginata, oppure viene mostrata, molto spesso anche nei giornali, ma riguarda altri e ci si passa sopra perché tanto non riguarda me, riguarda altri.

Qui mi viene in mente Francesco. Quando una persona è riconciliata, riconciliata con la vita e ama la vita, prega la morte come una sorella, ma questo è un cammino. Per pregare la morte come una sorella, voi capite che bisogna aver fatto un cammino di fede straordinario. Perché Francesco d’Assisi non è uno scioccherello che va in girò come un’oca giuliva. Io spero che lo sappiate tutti, perché se non lo sapete allora ve lo dico io adesso, ma sono certo che questa cosa al 98% lo sapete tutti, quando il buon Francesco d’Assisi ha scritto il primo testo in italiano che è Il cantico di frate sole, laudato sii fratello sole, bello, meraviglioso e forte, Francesco il sole non lo può sopportare perché non ci vede. Francesco d’Assisi scrive quel testo sul sole, sull’aria, sul vento, dopo una notte di dolore pazzesco dove i topi lo torturavano, lo stavano mangiando. Lui al mattino, perché è un bastian contrario, capisce che la vita è forte, è più forte di ogni cosa, canta fratello sole. E quando arriva a pensare alla morte canta sorella morte. Perché la vita è dono di Dio e la vita che è dono di Dio vince anche la morte. E noi lo preghiamo tutta le volte che diciamo l’Ave Maria, nell’ora della nostra morte.

E questo non ci deve far male. Ci dice semplicemente la nostra debolezza, perché non montiamo in superbia e viviamo la nostra vita al fine di come l’ha vissuta Gesù, donando se stesso per gli altri, perché l’unico modo per lenire questa consapevolezza della morte, alla fine è l’amore, alla fine è l’affetto, alla fine è la dolcezza, alla fine è una mano che ci stringe. È questa cosa qui, quando vai da uno che sta per morire non gli dici niente, gli prendi la mano e gliela stringi, io sono con te sto morendo con te.

Questo è quello che Gesù fa per noi, questo è quello che Gesù ha fatto per noi e questo è quello che la Bibbia cerca di dirci nel Vangelo, ciò che Gesù ha fatto per noi è questo, per noi che siamo qui è quello che poi dobbiamo portare fuori di qui.

Chi parlerà di me? Chi annuncerà me ai fratelli? Siamo noi che siamo qui. Come dobbiamo farlo? Forse non con tante parole, forse con una testimonianza che passa attraverso una vicinanza, un’accoglienza, un sorriso. Ciascuno di noi avrà la sua strada, ciascuno di noi avrà il suo modo di parlare, di trasmettere questo incontro con Gesù che è personale e comunitario nello stesso tempo. Perché chi sta con Gesù e sta nella Chiesa, poi si sente mandato dalla Chiesa, non è solo.

E questa è la bellezza della nostra fede. Questo è Gesù che è vivo vero tutte le volte che celebriamo l’Eucarestia, viviamo il sacramento. Tutte le volte che stiamo in due o tre insieme nel suo nome, ci sono veramente tanti modi, quando andiamo da un ammalato, quando andiamo in un carcere.

Ecco questo è, questa è la nostra fede, questa è la nostra forza, questa è la nostra vita.

Sia lodato Gesù.